Non ho mai smesso di viaggiare. Per ogni meta, mi fermo un istante e dopo un profondo respiro, riscrivo una frase per me significativa, qualcosa che racchiude in un certo senso, l’essenza di quel racconto….
Ho viaggiato a Barcellona, nel 1945, con Carlos Ruiz Zafón ne “L’ombra del Vento”
“Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso.”
Sono stata a Parigi, in rue de Grenelle n. 7 con “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Solo le anime affini riescono a cogliere la vera Renée, protagonista di questo romanzo: una donna colta, appassionata di musica, di filosofia, di arte e di Tolstoj (come testimonia il suo gatto Lev).
“Quando sono angosciata, mi ritiro nel mio rifugio. Non c’è nessun bisogno di viaggiare: mi basta raggiungere le sfere della mia memoria letteraria e il gioco è fatto. Quale distrazione più nobile, quale compagnia più amena, quale trance più deliziosa di quella letteraria? O no?”
Sono stata a Jenin, nel 1960 con Susan Abulhawa in “Ogni mattina a Jenin”.
“Mamma non ballava mai ai matrimoni e andava raramente a trovare le amiche. Una volta mi svegliai nel cuore della notte e la sorpresi che mi accarezzava delicatamente i capelli. Mi baciò, uno dei pochi, preziosi baci che conservo nella mia memoria, e disse: – Continua a dormire, ya binti – I miei primi anni nel campo profughi di Jenin sono scanditi da simili scoperte.”
Con Daniele Mencarelli in “Sempre tornare” sono partita dalla Riviera Romagnola.
Da qui inizia il viaggio di Daniele, diciassettenne, destinazione Roma. Un viaggio in autostop ma anche un viaggio dentro sé stesso. Ho “assaporato” questo romanzo lentamente, per poter cogliere ogni emozione del protagonista e per riuscire a vedere il suo viaggio con i suoi occhi, attraverso la sua grande sensibilità.
“Ho visto il mio viaggio, il poco che è passato e il molto che deve ancora venire, e mi ha preso una felicità che mi sarei abbracciato da solo. Questo viaggio è la cosa più bella che abbia mai vissuto. E siamo solo all’inizio. Per la prima volta ho sconfitto la mia vergogna, ho dimostrato a me stesso che ci posso riuscire. Con un po’ di coraggio tutto è possibile.”
Ho visitato l’ex manicomio di Napoli, negli anni ’80 quando la Legge Basaglia ne stabiliva la chiusura. Viola Ardone nel suo ultimo romanzo “Grande Meraviglia” racconta la storia di Elba.
“Le gambe presero a tremarmi così forte che dovetti sedermi sulla branda. – Ci manderete tutte da Lampadina, per punizione? – chiesi dopo un po’.
– Le punizioni sono un metodo pedagogico molto sopravvalutato, – rispose, e continuava a tracciare linee sul pavimento.
– Ma tu cosa sei? – gli chiesi sospettosa. – Dottore, infermiere, sorvegliante o matto? – Dottor Fausto Meraviglia, amico dei matti e dei gatti, – disse, si girò verso di me e fece un gesto con la mano.
– Vieni, peccerè, aiutami con questo disegno.”
Con Lorenzo Marone ne “Le madri non dormono mai” sono stata a Lauro, in Avellino e ho scoperto la realtà dell’Istituto di Custodia Attenuata per Detenute Madri (ICAM).“Diego e Melina quel pomeriggio si giurarono che non l’avrebbero svelato a nessuno, il loro progetto, per paura che qualcuno glielo portasse via, o che non s’avverasse.
S’obbligarono a tacere, come davanti a una stella cadente, quando i desideri assumono la forma di una solitaria preghiera.”
Ho condiviso solo alcuni dei miei viaggi, quelli per me più significativi di quest’anno…
Ho viaggiato portando con me il pensiero di Gianluca Gotto da “Le coordinate della felicità”:
“Leggere è una forma di viaggio mentale: ogni libro ha le potenzialità di trasformarsi in un mezzo di trasporto verso mete lontane, persone affascinanti e storie incredibili. […]”
Buon viaggio a tutti!
Barbara Marconi