apriva sul fondo dell’oceano. Tutte le acque vi cadevano dentro con fragore e ne uscivano poi in un ribollire di schiuma. Così avvenne anche per la corrente che trascinava il naufrago. Ma quando precipitò nel pozzo ebbe una sensazione strana. Nel fragore delle acque gli parve distinguere un susseguirsi di espressioni che non conosceva. Era come se migliaia di voci gridassero tutte insieme parole diverse. E di colpo capì perché le onde che ascoltava lassù sulla riva dell’oceano, gli sembrava parlassero. Durò un attimo quel suo soggiorno nel pozzo misterioso e poi una forza irresistibile lo trascinò fuori. E fu di nuovo una calma trasparenza liquida a condurlo verso l’alto. Rivide gli animali che già aveva incontrato, e questa volta trovò in un attimo le parole per descriverli. C’era il polpo dagli occhi di seta, il bianco orso marino, la balena azzurra con le enormi pinne nere, il delfino grigio, la seppia multicolore, le aringhe lucenti come punte di freccia. E c’erano, nelle viscere del vecchio oceano, centinaia di luci trasparenti, che appartenevano ad altrettante forme viventi. In un attimo si ritrovò sulla spiaggia consueta. Vide la capanna dov’era nato, la madre che correva verso di lui, l’erica che cresceva tra le rocce e sentì di nuovo il rumoreggiare del vento. Raccontò l’avventura alla madre e si accorse che pronunciava parole ancora sconosciute sulla terra degli uomini. Il loro ritmo era così perfetto che pur senza capirle la madre rimase ad ascoltarle per ore. Quel nuovo canto vibrò con tanta forza tra le rocce dell’isola che lo sentirono gli uomini e le donne più lontani e tutti vennero a lui. E da allora la poesia è tra gli uomini, anche se ricchezza di pochi.
Per riceverla in dono bisogna, infatti, andarla a cercare laggiù, nel pozzo sottomarino di Connla, oltre le profondità del vecchio oceano.