A volte le ricerche più semplici e apparentemente più banali sono quelle in grado di farci riflettere maggiormente. Questa, almeno, è la sensazione che ho avuto stamane nel prendere visione della speciale classifica pubblicata da SplashData, per quanto concerne la classifica delle password più utilizzate dagli utenti nei vari ambienti web, includendo nel discorso anche i diversi contesti di utilizzo di modelli Android e iOS. Ebbene, pare proprio che l’alert inviato un anno prima da parte della medesima fonte non sia stato per nulla accolto dagli utenti, in considerazione del fatto che anche nel corso del 2014 gran parte delle persone hanno continuato ad utilizzare password a dir poco banali e facilmente leggibili da parte di malintenzionati. Emblematico che per il secondo anno consecutivo la password più utilizzata sia stata “123456”, che per forza di cose assicura standard di sicurezza estremamente bassi.
Questo il ranking che è stato pubblicato di recente da SplashData sulle peggiori password più utilizzate:
1) 123456
2) password
3) 12345
4) 12345678
5) qwerty
6) 1234567890
7) 1234
8) baseball
9) dragon
10) football
11) 1234567
12) monkey
13) letmein
14) abc123
15) 111111
16) mustang
17) access
18) shadow
19) master
20) michael
21) superman
22) 696969
23) 123123
24) batman
25) trustno1
Ovviamente si tratta di un’indagine a campione e condotta su un set composto da 3,3 milioni di password che sono trapelate sul web nell’ultimo anno, ma è chiaro che questo dovrebbe essere un monito per tutti, indipendentemente dalla piattaforma utilizzata (Android, PC, Windows). Insomma, se molti sistemi operativi si prestano per caratteristiche a potenziali attacchi indesiderati, il minimo che possiamo fare è scegliere password più difficili da essere intercettate.
Ho come il sentore che alcuni tra voi si sentiranno chiamare in causa, ma come si suol dire: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. E ammetto che in passato anche al sottoscritto, in determinate circostanze, è capitato di utilizzare password banali come queste.
by Pasquale Funelli
Fonte: Optimagazine