Faccio sempre il medesimo percorso, sia quando vado a correre per fare sport all’aria aperta sia quando porto a passeggio il cane, e in questi frangenti incontro quasi sempre le stesse persone. All’inizio un piccolo sorriso a fior di labbra, poi un saluto quindi lo scambio di qualche fugace convenevole, facilitato, magari, dalla presenza del mio amico a quattro zampe e dopo qualche tempo si diventa quasi dei buoni conoscenti.
Sono così metodica da sapere esattamente il punto esatto dove “Tizio” o “Caia” spunteranno…
Per la maggioranza si tratta di qualcuno di mezza età, anzi direi proprio anziano, perché sono solo loro che non si vergognano nel fermarsi a scambiare due parole con gente che, in pratica, fino a due minuti prima non sapevano nemmeno chi fosse. Poi certo io, modestia a parte, sono una ragazza come si deve e non li imbroglierei mai, però non tutti sono come la sottoscritta e, sicuramente, loro dovrebbero stare più attenti, ma questo è un altro discorso che adesso non andrò ad affrontare.
Le persone (semi) giovani come me o sono delle grandissime chiacchierone oppure hanno talmente tanti impegni, reali o presunti, e una vita che a sentir loro è talmente piena da non essere più abituati a guardarsi intorno tanto da essere arrivati al punto di non avere alcuna idea di chi o che cosa gli passi loro a fianco.
Ed è proprio in uno di questi miei girovagare che ho avuto modo di entrare in contatto con una simpatica vecchina che pure nei giorni di sole, senza nemmeno una nuvola all’orizzonte, si accompagnava sempre ad un ombrello.
Non me l’ha mai detto, ed io non ho avuto mai il coraggio di chiederlo perché pensavo che così facendo le avrei mancato in qualche modo di rispetto tuttavia credo che lo usasse a mo di bastone per sembrare meno acciaccata di quanto fosse…
Ricordo che quando mi vedeva, già, in fondo alla via si sbracciava per salutarmi come fossimo amiche di lunga data.
E, in pratica, ogni volta mi raccontava sempre le stesse identiche cose: la sua giovinezza, il periodo della guerra, del marito e di quanto fossero stati felici insieme, dei figli che vedeva poco e però andava bene anche così perché capiva che avendo la loro vita di più di così non si potesse fare perciò si accontentava …..
Mi annoiava e avrei voluto dirle basta o svoltare un po’ prima oppure partire cinque minuti dopo da casa in modo da evitarla però non l’ho mai fatto e, con il senno del poi, ne sono davvero molto contenta. Durante la prima ondata della pandemia ho dovuto ridurre, come tutti, le mie girate e altrettanto deve aver fatto lei perciò per un po’ di tempo non abbiamo più avuto modo di trovarci. Tuttavia, ogni tanto, durante il lockdown mi tornava alla mente quella signora e mi auguravo che le andasse tutto bene. E così è stato in quanto alla riapertura, l’ho ritrovata.
Poi, però, quest’autunno non l’ho più vista…
Sul momento non ci avevo dato peso perché pensavo, stupidamente ma soprattutto inconsciamente, che fosse una sorta di “ultimo immortale” e che non le potesse capitare nulla di brutto…
Mi dicevo: “sarà uscita due minuti prima o dopo di me, ecco perché non l’ho vista” seppur in realtà sapessi che io non avevo modificato nulla di nulla e conoscendola neppure lei ….
E, difatti, un giorno di metà novembre sfogliando il giornale locale ho letto il suo necrologio.
Era proprio lei e aveva anche più anni di quanti immaginassi. Ed è per questo motivo che mi sento di darvi un consiglio.
Se mai incontrerete sulla vostra strada qualche persona non più giovane, dedicategli qualche minuto del vostro preziosissimo tempo e non abbiatene a male se vi dirà sempre le medesime cose perché per lui sono importanti (sono tutta la sua vita) quindi avrà piacere se ogni volta, la ascolterete come fosse una novità e se sarete fortunati, un domani, quando diventerete anziani poi sarete felici se qualcuno farà altrettanto con voi.
Monica Palazzi