“Non chiedo la guarigione andando a Lourdes. Dovessi scegliere tra la carrozzella – a seguito di un serio incidente sulla neve – o la serenità che mi ritrovo, scelgo la seconda”. Che serve un corpo senz’anima? – mi sono detto. Il tuo corpo da anni tace, ma quanta vita nelle tue parole. Se il dolore ti ha fermato il corpo, la sofferenza ti ha arricchito l’anima. La sofferenza non è un abisso, ma una profondità. Non è una tragedia, ma una scoperta. Ti fa crescere, ti rimette in piedi, non ti allenta la speranza, ti aiuta a far pace con la tua montagna di neve. Hai mai contato i petali di una rosa? Sono più numerosi delle sue spine. Dopo una tempesta, puntuale arriva l’arcobaleno. Se l’acqua ti ruba il raccolto, la casa, desertifica la tua terra fertile, l’arcobaleno ti porta via l’acqua e tutto ritorna nuovo. Da fermo, immobile, ti accorgi della notte, del suo volto, della luna che cambia ogni sera, del vento e del sole che ti vengono ad accarezzare come un filo d’erba desideroso di scivolare via con loro. Ci sono occhi senza sguardo, pagine bianche senza segnali di vita. Sono gli occhi di tanti. Mancano della scintilla che li animi o rianimi, come se l’anima fosse disconnessa. Lo sguardo è un’altra cosa. I tuoi sguardi hanno i colori delle tue emozioni, si sono presi la rivincita dopo “quel giorno fatale sulla neve”. I suoi colori ti appartengono di diritto come le tue emozioni. All’appello rispondono tutti, dal rosso all’indaco, dall’amore alla voglia di vivere: il rosso (l’amore), l’arancione (la serenità), il giallo (la dolcezza), il verde (la speranza), l’azzurro (la fede), l’indaco (la pazienza), il violetto (la voglia di vivere). Una citazione in latino, qualche volta, ci può stare: “Mens sana in corpore sano”. A modo mio la traduco così: quando un’anima è bella, anche il corpo ne guadagna. Ti dò un piccolo consiglio. Racconta la tua storia. Quando chi ti ascolta se ne va, tu gli andrai dietro a piedi, senza carrozzella. Carlo Terraneo