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LA VOCE DEL MARE

…un vento sottile e penetrante spazzava la spiaggia quella sera di fine autunno, e io me ne stavo lì, a fissare il mare mentre il sole finiva di inabissarsi all’orizzonte.
Le onde giocavano a rincorrersi, come bambini capricciosi e rumorosi nell’ora di ricreazione a scuola e le loro come bianche e spumeggianti rompevano la monotonia cromatica di tutto quel blu cupo che sembrava tanto profondo tanto era profondo e cupo il rumore che faceva tutta quella massa d’acqua sempre in movimento.. che non stava mai ferma, non lo era mai stata e mai lo sarebbe stata, fino alla fine del mondo. Avevo freddo, ma stare li mi piaceva molto… e quindi mi strinsi a me stesso dentro il mio giaccone di pelle, cercando con la mano nella tasca una delle mie inseparabili sigarette.

Con sommo sollievo, trovai il pacchetto nel quale uno solo di quei cilindretti stava insieme ad un po’ di tabacco perduto dalle altre che gli avevano fatto compagnia fin dal mattino.. poi il numero si era assottigliato sempre più man mano che passavano le ore.. fino ad esprimere un senso di solitudine in quella scatolina di cartone rossa e bianca. Tirai su il bavero ed accesi la mia ultima dose di mortale piacere, mentre con lo sguardo fisso davanti a me pensavo come fosse strano quel sapore amaro se paragonato all’odore di pulito che la salsedine mista al vento portava alle mie narici..
“Noi uomini dobbiamo sempre sporcare ciò che per natura è pulito” ..pensai… e subito dopo provai una sorta di muta vergogna per aver appestato, nel mio piccolo, l’aria di quella spiaggia così solitaria ma proprio per questo così immacolata… così pulita, non fosse da altro che dalla presenza umana. Decisi quindi di gettare via quel tizzone fumante appena acceso, provando per questo come un senso di vittoria, di orgoglio per aver saputo rinunciare a qualcosa che rappresentava un mio vizio ma al quale avevo saputo rinunciare.

Ormai le ombre della sera avevano preso il sopravvento sulle ultime timide luci del giorno… ma decisi comunque di rimanere ancora un po’ lì.. era così bello starsene tutto solo in presenza di una forza cosi immensa..cosi grande come quella della natura.
Mi sedetti a terra e mi ritrovai a tracciare dei segni sulla sabbia con un rametto trascinato vicino a me dalle onde tempo prima.. chissà da quale posto… chissà da quale terra misteriosa e sconosciuta..

Senza volerlo e senza avere alcuna idea precisa nella mia mente, iniziai a disegnare i tratti di un volto femminile… delicati, quasi eterei, e la cosa subito mi stupì, perché io non ero mai stato bravo a disegnare, mai nella mia vita avevo saputo farlo, fin dai tempi della scuola. Tuttavia sembrava che la mia mano fosse come guidata come se non fossi io a disegnare, bensì la reincarnazione di un pittore famoso che aveva deciso di divertirsi con la mia stabilità mentale proprio in quel giorno. proprio su quella spiaggia. I tratti eseguiti dalla mia mano divenivano sempre più netti… sempre più precisi… ed era incredibile come sembrasse vivo quel volto che via via si stava delineando sulla sabbia.

La linea della bocca lasciava intravedere delle labbra sottili… ma molto belle da vedere, mentre il mento, piccolo ma volitivo, donava all’immagine un senso di… come dire-.. di innata forza interiore.
Smisi per un attimo di disegnare, guardai il cielo, il vento aveva ripreso a soffiare con maggior forza, ma chissà per quale motivo, il tratto di sabbia su cui stavo disegnando sembrava ne fosse immune, riparato… e così ripresi a martoriare i granelli tracciando le linee degli occhi, marcati e grandi, e delle sopracciglia sottili ma molto nette.
Ormai quella piccola opera mi stava prendendo così tanto che ad un tratto tolsi il giaccone che mi impacciava i movimenti e, nonostante il freddo pungente, lo deposi alle mie spalle, tornando subito dopo a lavorar di… rametto.

Stavo creando le linee dei capelli quando improvvisamente mi accorsi, come se un sesto senso mi avesse avvertito, che non ero più il solo abitante di quella spiaggia.
In piedi, poco dietro le mie spalle, stava una ragazza dagli occhi grandi che tutta interessata fissava la mia opera senza proferire parola. Rimasi non poco sorpreso di quella visione, perché mi ero appena guardato intorno e non avevo visto nessuno… ma ancora prima che mi riprendessi dallo stupore lei venne a sedersi al mio fianco e preso il rametto dalle mie mani senza un fiato, continuò il mio disegno là dove avevo interrotto io… dai capelli.
Guardavo il profilo di quella ragazza intenta a disegnare e senza nemmeno volerlo le dissi semplicemente “ciao..”.. ma lei non mi rispose neanche, continuando a tracciare fluenti linee sulla sabbia che davano l’esatta impressione visiva di capelli mossi dal vento..

Aveva gli occhi scuri come la notte e sottili labbra disegnate su un volto dolcissimo ma al tempo stesso deciso… quasi sfrontato e capelli neri che si agitavano leggermente al vento di quella sera. Sembrava essere lontana miglia e miglia da lì con la mente… la sua bocca si muoveva leggermente, impercettibilmente, come se stesse recitando una preghiera mentre disegnava..
Mi avvicinai piano per non spaventarla per sentire cosa mormorasse.. “chi non ha mai amato non potrà mai sentire la voce del mare… chi non ha mai amato non potrà mai sentire la voce del mare… chi non ha mai amato..”…era questo ciò che ripeteva, come una nenia senza fine, sempre la stessa frase.. “chi non ha mai amato non potrà mai sentire la voce del mare..”, senza fine… senza variazione.. solo queste parole.

La guardai ancora.. lei distolse per un attimo lo sguardo dal disegno che stava sempre più prendendo forma e mi fissò a sua volta, regalandomi un breve sorriso al quale risposi a mia volta con un sorriso che sapeva di imbarazzo misto a stupore…
Quando il mio sguardo andò ancora una volta verso quel volto disegnato sulla sabbia, mi accorsi che era il ritratto di quella ragazza, un ritratto che lei aveva ultimato, ma che io senza averla mai vista prima, avevo già iniziato a tracciare. Mi alzai in piedi spaventato, in preda ad una sorta di terrore che mi veniva da dentro… lei se ne accorse e si alzò con un movimento lieve prendendomi la mano.

A quella stretta sentii un profondo calore che mi ridiede sicurezza.. e feci un passo indietro per contemplare l’opera appena ultimata.
Lei fece altrettanto lasciando la presa della mia mano, ma di passi indietro ne fece due, ponendosi ancora una volta appena dietro le mie spalle, come quando l’avevo scorta per la prima volta. Quel disegno sembrava vivo.. e quei capelli sembravano veramente agitarsi al vento di quella spiaggia… ma feci appena in tempo ad apprezzarne la bellezza che un’onda più forte delle altre invase quelle linee fatte con il rametto e le cancellò in un istante, ritirandosi subito dopo… “Peccato” – dissi fra me e me… e mi voltai per esprimere il mio disappunto alla ragazza: ma lei non c’era più.. era semplicemente sparita, come quell’onda.. come quel disegno tracciato sulla sabbia. Andai con gli occhi intorno a me… ma non vi era traccia di presenza umana oltre la mia e questo rese ancor più grande il senso di solitudine su quella lingua di sabbia di fronte al mare…

Incredulo ed in cerca mentalmente di una spiegazione a quanto era appena accaduto, mi avviai verso la mia automobile parcheggiata sulla strada.. ma un attimo prima di lasciare quel posto così soprannaturale, guardai ancora una volta verso il mare.. e questa volta mi parve proprio di sentirne la voce..
“chi non ha mai amato non potrà mai sentire la voce del mare”… Sorrisi alle onde.. e dissi semplicemente.. “ciao”.
Cynder

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