Egregio Direttore, le chiedo questo spazio per fare alcune considerazioni sul proibizionismo degli stupefacenti. In merito a qualsiasi forma di proibizionismo, la legge dovrebbe a mio avviso avere idee chiare su una questione essenziale, ossia: se la vita debba valere più della libertà, o la libertà più della vita. Perché nel primo caso dovrebbero essere vietate, non solo le sostanze stupefacenti, che provocano in italia circa mille morti premature all’anno, ma anche alcol e fumo, che ne provocano centocinquantamila. Non solo, ma dovrebbero essere vietati tutti gli sport pericolosi, comprese attività micidiali come la circolazione stradale e la guerra. Senza parlare del troppo cibo, che è la maggior causa di malattie e morti premature, per una società ricca come quella italiana.
Se al contrario la legge dovesse considerare la libertà più importante della vita, dovrebbe coerentemente abolire qualsiasi forma di proibizionismo, fatto salvo il principio di non danneggiare la libertà altrui. Ma a ben considerare, è proprio il proibizionismo degli stupefacenti a ledere la libertà di chi ha scelto di non drogarsi, dal momento che aumenta di cento volte il costo della materia prima, obbligando i tossicodipendenti a finanziarsi con il furto. La gente onesta è quindi obbligata a pagare i costi di una merce vietata, che giunge inarrestabilmente a soddisfare una domanda, e a finanziare organizzazioni criminali coperte dal potere politico-mafioso. Se il consumo della droga fosse libero, questi poteri forti perderebbero la loro principale fonte di finanziamento, e nessun tossicodipendente sarebbe costretto a rubare per procurarsi al supermercato la dose giornaliera, del costo di pochi spiccioli. Non solo, ma la costante qualità di queste sostanze sarebbe controllata e garantita da un marchio, senza correre il rischio di lasciarci la vita per una partita tagliata male, o adulterata. La nostra è una società di contraddizioni, su alcol e fumo lo stato addirittura specula, mentre sugli stupefacenti permette di speculare ad organizzazioni criminali, che acquisendo potere e denaro impongono i loro uomini in parlamento, determinando scelte funzionali ai loro turpi interessi; e il proibizionismo è appunto una di queste scelte! Ho l’impressione che la lotta alla droga, pur giustificata da ragioni morali e civili, finisca col favorire e finanziare il crimine. Chi dunque, sia pure in buona fede sostiene questa politica, finisce fatalmente col portare acqua al mulino del potere mafioso. Il singolo individuo vive troppo poco per rendersi conto di come funziona il mondo, ed è per giunta condizionato dal tempo e dal luogo, dalle circostanze e dalla propaganda dei poteri forti. La sua libertà è quindi ridimensionata all’esercizio del libero arbitrio; ma quale valore può avere la vita di un uomo, se anche le sue scelte personali devono essere decise da altri? L’unico vero tesoro di ogni singolo individuo è il tempo che gli è concesso da vivere, e l’unico privilegio inalienabile dovrebbe essere quello di decidere come spenderlo. Angelo Facchi – Gottolengo (BS)