“Un padre raccomandava ai suoi figli che vivessero d’accordo ma essi non gli davano ascolto. Il padre, un giorno, si fece portare un fascio di ramoscelli e disse: “Spezzatelo”. Per quanti sforzi facessero, i figli non riuscirono. Allora il padre sciolse il fascio ed ordinò di spezzare i ramoscelli ad uno ad uno. Ed i figli facilmente spezzarono un rametto dopo l’altro. Disse allora il padre: “Così è anche per voi, se resterete uniti nessuno potrà avere su di voi il sopravvento; se invece litigherete e vi separerete, chiunque vi potrà facilmente sopraffare”.
Lev Tolstoj
Di frasi e di articoli riguardanti l’amicizia e la vera unione se ne sono scritte e sempre se ne scriveranno, ma appena ho posato lo sguardo su questo racconto, mi son detto: “è l’ideale, è pietra testata d’angolo sulla quale poter fondare una solida costruzione”. Poche righe che dicono molto, che insegnano a rimanere sempre uniti e sempre amici. Amico, che bella parola; anzi bellissima ma usata non sempre in modo appropriato. Il vero amico ci segue ovunque, l’amico vero è innanzitutto colui che non giudica. Colui che apre la porta a chi ne ha bisogno. L’amico è colui che soffre con noi nei momenti più difficili, colui che è sempre pronto a darci una mano per rialzarci…
Proprio così, tanto è vero che, tutti lo dicono, “Chi trova un amico, trova un tesoro”.
Ma ditemi voi, quando si è in compagnia, quando qualcosa non va, colui che non dice niente, colui che tiene il muso, colui che non ci rivolge la parola, colui che parla male alle nostre spalle, colui che non ha il coraggio di guardarci negli occhi, secondo voi è sinonimo di amicizia? Come si può avere amici simili? Eppure è così, eppure son cose che capitano più spesso di quanto crediamo e a cosa portano?
Portano allo sfacelo del gruppo: comincia uno, l’altro lo segue, quell’altro non gli parla per ripicca, uno è indeciso, l’altro è timido, i rimanenti se ne fregano e patapum, il gioco è fatto, o meglio il danno è fatto! Cosa ci vuole a discuterne apertamente dei problemi che si possono riscontrare in una vita di gruppo? Perché rimanere indifferenti? Perché esasperare gli altri fino al limite? Perché obbligarli a scoppiare?
Prima di tutto bisogna cominciare a crescere, a maturare, a rendersi conto che le cose si ottengono con il sacrificio, nessuno ci pone i nostri desideri su un piatto d’argento.
A tutti piace essere al centro dell’attenzione, ma vediamo di evitare che tutto ciò comporti danni agli altri. Prima di agire è sempre meglio fermarsi a riflettere e seguire il detto che dice: “Prima di parlare, controlla sempre che la lingua sia collegata al cervello” onde evitare di fare del male a se ed agli altri.
Io non dico di essere l’amico perfetto, anche perché sarei un ipocrita, ma provate tutti voi a pensarci: come ci comportiamo verso gli altri?
E se fossimo noi al loro posto?
Se lo facessero loro con noi? Tante belle domande a cui bisogna saper trovare delle risposte, ma non solo, anche delle spiegazioni, perché prevenire, è meglio che curare, non credete?
Michele