Il peggior inganno che la nostra generazione ha subito e che, se non cambiamo le cose, legenerazioni future continueranno a subire è il falso problema delle pensioni. A partire dagli anni ‘90 in Italia è partita una campagna comunicativa di taglio terroristico secondo la quale nel giro di pochi anni i contributi al sistema pensionistico dei lavoratori non sarebbero più bastati per pagare le pensioni di tutti: i troppi pensionati a carico di ogni singolo lavoratore rendevano inevitabile il passaggio verso una pensione calcolata sulla base dei contributi versati. Con l’adozione del sistema contributivo ognuno di noi deve pensare a mettere da parte qualcosa, risparmiare oggi per avere nella vecchiaia i soldi con cui vivere. Ma tutto questo ha un solo obiettivo: privatizzare il sistema pensionistico. Qual è il vantaggio nel passare ad un sistema pensionistico privato? Secondo chi ci ha spinto dentro questo modello i vantaggi sarebbero due:
– Lo Stato riduce la propria spesa assistenziale;
– I gestori dei fondi di pensione privati con l’acquisto di azioni effettuato impiegando i fondi
versati dai lavoratori rivitalizzano il sistema economico delle imprese;
Ma i cittadini nel momento in cui passano alle pensioni private riducono i propri contributi verso lo Stato, che per colmare questa riduzione emette dei Titoli di Stato che il sistema privato assorbe. Da un punto di vista macroeconomico accade che le persone anziché versare contributo allo Stato ed avere in cambio un beneficio, comprano delle azioni in cambio di un beneficio. Lo Stato vende Titoli di Stato per coprire le minori entrate del sistema previdenziale. In genere chi li compra ha prima venduto delle azioni del mercato in proprio possesso che vengono comprate dai Fondi Pensione. Risultato: titoli ed azioni hanno cambiato proprietario ma a livello macroeconomico questi passaggi non hanno nessuna influenza sull’economia o sul risparmio globale.
Il vantaggio lo ha chi ha usufruito dei costi di queste transazioni finanziarie.
Chi invece è contrario al sistema pensionistico privato sa che si tratta di un sistema rischioso per il lavoratore, il quale, spesso inconsapevolmente, sta affidando i propri risparmi ai fondi privati. Coloro che sono contrari suggeriscono quindi che sia lo Stato a gestire i risparmi del pensionato, con un beneficio per il lavoratore probabilmente minore ma garantito.
Ma facciamoci questa domanda: uno Stato che ha la moneta sovrana ha bisogno dei soldi dei contribuenti per pagare le pensioni? Ha necessità che qualcuno abbia chiuso PRIMA delle banconote dentro una cassaforte per tirarle fuori DOPO 40 anni? Ha bisogno di affidare ad un gestore di fondi (che gestisce bit sui computer) per avere dei bit dopo 40 anni? Chi sa come funzionano i sistemi monetari ha già la risposta: NO, non ha bisogno di tutto questo. Lo Stato non ha bisogno di conservare nulla prima di emettere la spesa della pensione. Quando serve aumenta i numeri del computer che gestisce le pensioni. E lo fa attraverso la sua Banca Centrale.
Questo risolve il problema del pagamento ma non risolve quello che è il vero problema per uno Stato. Per comprendere questo estremizziamo le condizioni e ipotizziamo che tra 50 anni in Italia ci sia un solo ventenne e contemporaneamente 60 milioni di pensionati con i relativi risparmi. Il ventenne è però l’unico a produrre per tutte queste persone: dovrà coltivare la terra per dare da mangiare a tutti, dovrà garantire a 60 milioni di vecchietti l’assistenza sanitaria necessaria, i servizi richiesti da tutte queste persone. I soldi ci sono, ma non ci saranno le risorse per vivere.
Noi oggi dobbiamo investire non risparmiare. Dobbiamo ricercare, progettare e costruire tutto quello che permetterà alle generazioni future, pensionati compresi di vivere bene. Dobbiamo ora decidere quanto cibo vogliamo assegnare ai futuri pensionati, quanto abbigliamento, energia elettrica, insomma quanti servizi reali assegnare loro per il futuro.
La nostra rinuncia di oggi non deve essere finanziaria ma reale. Preoccuparci di costruire le cose che serviranno nel futuro.
Il compito dello Stato con moneta sovrana è questo, non è racimolare i soldi per pagare le
pensioni: è infatti sempre nelle condizioni di accreditare sul computer i soldi della loro pensione, ma potrebbe essere nelle condizioni invece di terminare i beni reali (beni, competenze, persone, ecc) che servono al nostro futuro. Ma i responsabili economici delle politiche monetarie d’Europa hanno chiari questi concetti? Anche in questo caso la risposta è drammaticamente NO, tanto da scrivere nell’agosto del 2011
“È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i
criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l’età del ritiro delle donne nel
settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così
ottenendo dei risparmi già nel 2012”
(lettera Draghi-Trichet).
Questo è il futuro a cui ci condannano.
Stefano Sanna