Mia madre la chiamava “La Signora di Wisky”; (Wisky era il suo cagnolino, simpatico, dal pelo arruffato e gli occhietti vispi amatissimo da grandi e piccoli!!!) con lei spesso si fermava a discorrere all”ombra di una radura ombrosa nelle torridi estati di un tempo indefinito.
Io piccina, scorrazzavo felice inseguita dall’adorabile cagnolina Polly. Era giunta da Milano accompagnata dal figlio Rino e dalla nuora Sabrina. Nel cuore, fra le labbra, sui polpastrelli tesi il ricordo del marito, derubato alla vita dopo intensa sofferenza. Era il tempo quello di fare “filos”, sino a sera inoltrata, rapiti dai vecchi racconti di bocche zuppe di saggezza. Era il tempo dell’innocenza, dove la vita all’ orizzonte appariva una linea dritta e regolare. Era il tempo dei sogni gettati alla luna con fare ciarliero. Era il tempo di risa d’imberbi spezzare con brio la quiete di un piccolo vigneto vezzeggiato da mani abili quali quelle di nonno Luigi Savani. Era il tempo della speranza e dell’attesa che vide la cicogna portare nella quiete dimora l’incanto di un vagito, la piccola Michela era giunta a ravvivare la loro vita. Infinite le lune che si sono snodate; hanno filtrato immagini, pensieri e parole nel cuore lasciando ricordo vivo e sincero di epoche lontane. Graziosa, minuta, vestita d’eleganza innata quella della signora Parmigiani Ernestina, nome che appresi nel tempo, posto accanto alla “signora di Wisky” tratteggiava figura composta, ilare, d’intelligenza raffinata.
A Remedello era approdata per scelta d’amore. Da figlia amorevole seguiva la madre anziana bisognosa di cure e d’attenzioni costanti.
Solitamente si sente il desiderio di rendere omaggio ad una persona quando è troppo tardi, quando sorella morte ha visitato la vita.
Questa volta, mi preme farlo in modo spontaneo e sincero certa di esser letta, sentita, compresa. Vorrei ringraziarla per la pazienza e la premura che da sempre ci ha riservato in particolar modo nei confronti di Vittoria.
Sono di fata le sue piccole mani; sanno destreggiarsi abilmente con ago e filo, creado, rianimando, dando forma a tessuti dalle trame disorganizzate. Alla memoria sovviene un passo del Vangelo in cui gli Apostoli chiedono a Gesù quando l’hanno visto ignudo, affamato, assetato, ferito e non l’hanno soccorso?
Gesù con semplicità risponde:”Quando avete fatto questo ad un piccolo è come se l’ aveste fatto a me…” Corre la notte, muta in spuma, arriccia sentori aspri, rigetta tenerezze.
Fra le note di uno spartito immaginario infinite sono le note il cui tocco risuona cadenzato l’ora battendo con lesta voracità.
Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste