E’ un caldo pomeriggio di giugno del 1993, quando Sofia, una ragazzina alta e di robusta corporatura, capelli castani e grandi occhi azzurri, si avvicina con aria allegra chiedendomi: “Ciao, come ti chiami? Ti va di giocare con me?”. Abito in un piccolo paesino di quasi 500 abitanti a 900 Mt di altitudine, che durante il periodo estivo si “ripopola” grazie all’arrivo dei villeggianti, provenienti soprattutto da Milano. Sto giocando a pallavolo contro il muro di fronte a casa mia, con la palla verde che mi ha regalato mia nonna Angela per il mio compleanno. Sofia abita qualche metro più in là da quel muro, a pochi passi da casa mia. Rimarrà in villeggiatura, insieme a sua madre, fino a settembre, per tornare poi a Milano qualche giorno prima dell’inizio della scuola. Senza pensarci troppo le rispondo “Sì, certo! Io mi chiamo Erica e tu?” E’ da quel preciso istante che ha inizio la nostra amicizia.
Ho da poco compiuto 10 anni, lei ne compirà 12 a settembre. Ogni mattina, dopo la colazione e dopo aver fatto qualche pagina di compito delle vacanze, corro a bussare alla finestra della camera di Sofia che si affaccia sulla strada; lei qualche volta dorme ancora, qualche volta è intenta a guardare la tv. Insieme andiamo nella piazza del paese a comprare il pane nella piccola bottega della signora Maria e ci fermiamo a chiacchierare sulle panchine di cemento, vicino al campo da calcio, fino all’ora di pranzo. Il pomeriggio trascorre nel mio garage, ad ascoltare musica alla radio mentre lei spesso è intenta a disegnare donne con bellissimi abiti colorati. Verso le 15,00 arrivano altri amici, Giulio, Davide e Viola e nel tardo pomeriggio via tutti in piazza fino all’ora di cena.
Io e Sofia trascorriamo insieme la nostra prima estate da inseparabili amiche del cuore, i mesi estivi volano via in un soffio e arriva settembre. Il papà di Sofia viene a prendere sua figlia e sua moglie per riportarle a Milano, io devo iniziare la quinta elementare, Sofia la seconda media. Prima di salutarci, ci promettiamo di scriverci delle lunghe lettere ed entrambe ovviamente manteniamo la promessa. E’ lei la prima a scrivere. Quando trovo la sua lettera all’interno di una graziosissima busta arancione nella mia cassetta della posta, sono emozionata e non vedo l’ora di leggere ciò che ha da raccontarmi! Ci scriviamo di ragazzi, di scuola, di quanti giorni mancano alle vacanze di Natale o a quelle estive. Quando ricevo le sue risposte (insieme ai suoi disegni), nel giro di pochi giorni mi precipito in piazza per imbucare la lettera che è destinata a lei, c’è una cassetta delle lettere proprio vicino alla Chiesa. Contiamo i giorni che ci separano dall’estate e quando arriva giugno e la fine della scuola, finalmente vedo nuovamente le finestre di casa sua spalancate… è arrivata l’estate!
Nell’estate del 1994 usciamo anche la sera dopo cena, sempre nella solita piazza, sempre con i soliti amici e prima di ritornare a casa, rispettando il coprifuoco, rimaniamo sedute a chiacchierare per almeno mezz’ora sui gradini di casa mia. Che pace e che silenzio, si sentono solo i sussurri dei nostri segreti e i canti dei grilli in lontananza. Il lampione davanti a casa mia illumina la stradina stretta e dissestata che porta verso i prati. Naturalmente le confidenze della tarda sera riguardano i nostri primi amori. Sofia è innamorata di Carlo, un ragazzo molto più grande di lei che purtroppo è già impegnato da qualche anno con Mara, mentre io ho un debole per Simone, un ragazzo piuttosto estroverso che proprio non mi “fila”! A 15 anni finalmente inizio a usare la connessione a internet ed è così che le nostre lettere diventano delle interminabili mail.
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A distanza di 26 anni dal giugno del 1993, conservo ancora tutte le lettere di Sofia, qualche volta mi piace rileggerle e mi commuovo nel guardare le nostre foto… è emozionante immergersi nei ricordi. L’ultima volta che ci siamo viste era il mese di luglio 2002. L’ho ospitata a casa mia per 10 giorni, purtroppo dopo il divorzio i suoi genitori non hanno più preso in affitto la casa in montagna. In quel periodo, dopo la morte di mia nonna Angela, abitavo da sola da un anno e frequentavo il primo anno di università. Lavoravo come cameriera in un bar nel fine settimana e saltuariamente facevo la baby-sitter. Sofia in quel periodo era in cerca di lavoro dopo aver abbandonato la scuola superiore con grande dispiacere di sua madre. Sofia era sempre la solita ragazza allegra, solare e spensierata. Io stavo attraversando un periodo complicato della mia vita. La morte di mia nonna mi aveva totalmente destabilizzato. A 18 anni avevo dovuto affrontare da sola una serie di responsabilità più grandi di me. La spensieratezza di Sofia in quei giorni mi aiutò a non pensare troppo alle mie preoccupazioni da “adulta”.
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Ora qualche volta ci scriviamo con Messenger o con Whatsapp, solo raramente ci telefona mo. Da qualche anno Sofia vive in una sorta di “realtà parallela”. Non è stata fortunata con il lavoro e neppure con le storie d’amore, a quasi 38 anni vive con sua madre ed è disoccupata. E’ sempre stata bravissima a disegnare: il suo sogno nel cassetto era fare la stilista!
Purtroppo la scuola che avrebbe voluto fare era privata e troppo cara per le possibilità economiche dei suoi genitori. Non sapevo che cosa fosse “Second Life” fino a quando non me ne ha parlato un giorno, durante una delle nostre telefonate. Non è semplicemente un gioco e neppur un social network ma una vera e propria realtà virtuale. Ognuno dei partecipanti (i cosiddetti residenti) crea un “avatar tridimensionale” (un alter-ego) ed interagisce con gli altri “giocatori”. L’avatar ha una vita fatta di lavoro, relazioni, routine quotidiane e divertimenti, può partecipare ad esempio ad eventi, concerti o mostre. Si può scegliere di interagire in chat pubbliche o private o anche tramite voice chat. Immagino che all’interno di second-life Sofia si senta del tutto se stessa, senza paure, ansie o timori. Riesce a creare, attraverso un software 3D, personaggi, abiti e accessori.. Creare è sempre stata la sua passione e nel gioco è diventato il suo lavoro.
Penso che affrontare la realtà per lei sia sempre stato fin troppo complicato. Da ragazza veniva spesso presa in giro per il suo peso, grazie alla sua ironia, reagiva alle battute degli amici sempre con il sorriso.
A 19 anni ha iniziato a soffrire di attacchi di panico: una sera mentre stavamo per andare in Città Alta a mangiare il gelato, mi ha chiesto improvvisamente di ritornare a casa, le mancava il respiro ed era diventata pallida, sembrava come paralizzata dalla paura… fu la prima volta che mi resi conto in che cosa consistesse un attacco di panico.
Mi ha spiegato che Second-Life può diventare anche una piccola fonte di guadagno: se riesci a farti la tua “clientela” puoi vendere ad altri giocatori le tue creazioni in cambio di crediti che successivamente possono essere convertiti in euro, credo di aver capito che funzioni più o meno così. Non penso che ultimamente stia uscendo di casa, non so se per gli attacchi di panico o per altri motivi che non mi ha raccontato. E’ come se la sua vita reale fosse “rallentata” per far scorrere quella virtuale, piena di impegni, di amicizie e di routine.
La sensazione è che più entri in questa realtà parallela e più rischi di estraniarti da quella reale entrando in una sorta di pericoloso vortice dal quale risulta difficile uscire.
Qualche mese fa le ho proposto di venire a trovarmi, approfittando di alcuni giorni di ferie, l’avrei ospitata a casa mia, così avrebbe finalmente conosciuto mio marito e mia figlia Elisa, che a febbraio ha compiuto 9 anni.
Sofia non se la sente di prendere i mezzi pubblici e di affrontare viaggi, anche se brevi, spero tanto che un giorno riesca a sconfiggere questa sua paura. Credo che la rete, per quanto possa avere molti lati positivi ne custodisca, purtroppo, altrettanti “oscuri”. Interagire (virtualmente) ogni giorno con altre persone senza dubbio aiuta Sofia a sentirsi se stessa potendo rifugiarsi in una realtà alternativa (forse meno complessa?) che la fa “stare bene”; tuttavia ritengo che questo aspetto possa contribuire a non farle vedere e soprattutto affrontare tutto ciò che la circonda nella vita “vera”.
Questa è solo la mia interpretazione, poi ci saranno altri aspetti che non riesco così facilmente a comprendere. Mi ripeto spesso che vorrei andare a trovarla, mi piacerebbe fare una chiacchierata con lei come ai “vecchi tempi”… in macchina dovrei impiegarci poco meno di due ore per raggiungere casa sua.
Domani potrei chiamarla per proporle la mia idea, in fondo a pensarci bene… non siamo poi così distanti!
Barbara