L’epoca che stiamo vivendo ci porta a ricercare all’esterno possibili fonti di soddisfazione del nostro spirito. Si perché di questo si tratta.
La fonte della pace, la fonte di una sensazione di totale appagamento, la fonte dell’amore e la fonte della felicità sono già dentro di noi. Dentro di noi, si. Non sono mai state fuori.
Chiunque sia almeno una volta entrato in contatto con “fonti di riflessione spirituale” se n’è accorto. Budda, Gesù, lo Zen, Confucio, Gandhi, San Francesco, Madre Teresa, Yogi, Fachiri, Osho, Saibaba, Reiki, Tibetani, Padre Pio, aborigeni australiani e popoli nativi delle Americhe, Filosofi greci, Einstein, Schopenhauer, Mozart e…insomma, non esiste distinzione di religione o provenienza poiché la fonte è UNO. Tutti erano d’accordo sul fatto che “la ricerca” della “pienezza”, della scintilla divina di cui siamo portatori, va fatta dentro di noi e non al di fuori. La ricerca si compie per ricongiungersi con il nostro maestro interiore. Unico maestro che renderà la nostra esperienza di vita unica e completa. Se saremo dotati di forza, coraggio, fermezza, disciplina, allegria, buona dose di amore, compassione e serenità, se saremo abbastanza “puliti” dalle tossine del mondo esterno, se saremo quindi abbastanza centrati e connessi con il nostro centro sacro, ovvero il cuore, allora è probabile che finiremo con l’attrarre alleati e maestri che ci aiuteranno in questo cammino verso il nostro cuore. Si perché, spesso arrivano a noi alleati, maestri e suggerimenti ma noi semplicemente non ce ne accorgiamo. Spesso chiediamo, invochiamo aiuto, ma poi non siamo sufficientemente attenti ad ascoltare la risposta. L’universo, il Grande Spirito, Dio, chiamatelo come volete, lui ascolta attentamente la nostra domanda. Siamo noi che poi ci facciamo rapire dalla routine, dalla vita quotidiana, e spesso ci dimentichiamo anche di aver fatto quella domanda solo perché siamo troppo distratti e “affaccendati nelle illusioni” per accogliere la risposta. C’è chi dice che l’universo sa che stiamo per fargli la domanda prima ancora di porgliela e ha già li pronta per noi la risposta. Si perché nel momento in cui compare in noi la domanda è perché siamo pronti anche a ricevere la risposta. Gesù disse: “chiedi e ti sarà dato…”.
Il cammino è individuale, tuttavia le interdipendenze e le relazioni ci aiutano in questo senso.
Crediamo che l’epoca in cui siamo nati sia l’apice dell’evoluzione. In realtà, nella storia dell’umanità, passata e futura, è solo un momento, una fase di passaggio. Il punto di massimo del cosiddetto materialismo è stato raggiunto. Il punto di massimo della “ricerca all’esterno” è stato raggiunto. È probabile che fosse importante esperienziare una dose così massiccia di materia, al punto da dimenticare quasi lo spirito (se non fosse stato per alcuni che hanno sempre mantenuto accesa la luce per l’umanità intera). In questo modo, è stato codificato nel genoma della specie umana il fallimento di questa esperienza. Sapete perché quest’epoca di “materialismo” ha fallito? Perché non ci ha permesso di raggiungere “l’amore maestro” dentro di noi. Anzi, ci ha tenuti disconnessi e squilibrati al punto da farci dimenticare chi siamo, cosa siamo venuti qui a fare, qual è la nostra missione.
Tutto questo accade perché in quest’epoca abbiamo deciso di obbedire alla mente e non al cuore. Abbiamo deciso di riconoscere alla mente la massima autorità possibile; l’abbiamo nominata nostro capo e abbiamo iniziato ad obbedire ai suoi ordini, a gioire per i suoi premi e a deprimerci per le sue punizioni. Sapete come funziona la mente? La mente ci fa un regalo. Mettiamo che vediamo un’auto in un concessionario, la mente dice “compralo”, “ti farà sentire proprio bene”. E noi lo compriamo. Siamo fermi al semaforo e si affianca un tipo con un’auto più bella della nostra. La mente dice “forse non era poi così bella quest’auto che hai comprato”. Ecco il regalo della mente: insoddisfazione. Ecco perché fallisce il capitalismo, il consumismo e il materialismo (gli Ismo, per intenderci).
Ci possono regalare solo insoddisfazioni poiché vengono gestiti con la mente. Questi siamo noi, questa è la massa. C’è poi una minoranza dell’umanità che ha sempre saputo tutto questo e non ha mai smesso di portare avanti il proprio credo e di illuminare tutta l’oscurità verso cui ci trascinavano le nostre insoddisfazioni. Non dobbiamo temerli. Non c’è più tempo per la chiusura. L’atteggiamento è apertura, comprensione, accettazione, integrazione e unione.
Questa è l’era dell’Acquario. Si tratta di tutte quelle persone che vivono nel cuore. Si tratta di tutte quelle persone che hanno deciso di riconoscere il ruolo di capo al cuore, rilegando la mente all’unico ruolo possibile: quello di “segretario”. Anche il cuore ti fa un regalo. Ogni scelta presa secondo il cuore ci regala una sensazione di appagamento, benessere e gioia. In breve, soddisfazione. Provateci. La gioia che ci regala il cuore è un sorriso appena abbozzato che però rappresenta la nostra condizione dell’essere. Non è una risata forte che spinge alle lacrime. Quelli sono sempre alti e bassi. Dice il Saggio: “Esperimenterai tanta gioia quanta sofferenza sei disposto a sostenere”. Il regalo del cuore è una serenità imperitura dell’essere. Avete mai fatto caso all’espressione del Budda in tutte le statue e dipinti in cui viene rappresentato? Un lieve sorriso appena abbozzato. La scelta è nostra. È sempre stata nostra. Chi vogliamo che sia il nostro capo? L’Insoddisfazione o la pienezza dell’essere? Questa vita è ciò che abbiamo, è un dono e l’unica cosa saggia da fare è ringraziare perché ci sia, ringraziare perché stiamo ancora respirando. Il respiro è il soffio della vita. Quando usciamo dall’utero siamo di un colorito bluastro, per qualche secondo continuiamo a vivere attraverso il cordone e i medici sono preoccupati…fino a quando… emettiamo il primo respiro. In quell’istante inizia tutto. Il sangue smette di circolare attraverso il cordone e i nostri polmoni ricevono il soffio della vita che circola nelle vene pompato dal cuore. Irrora i tessuti e il nostro colorito diventa rosa. Siamo vivi. La vita è nel respiro e l’ultimo che emetteremo sarà quello con cui abbandoneremo questo corpo, esattamente come siamo entrati. Il punto è questo. Questa vita è un’esperienza e l’unica cosa saggia da fare è goderla. Ma allora se devo goderla voglio farlo solo con cose che siano davvero di prima classe. Se siamo d’accordo, sembra che tutte le decisioni prese all’esterno con la mente ci portano insoddisfazione, ovvero esperienze mediocri, negative e fallimentari, ovvero una vita non appagante.
La scelta è nostra, il tesoro è dentro di noi (Om Mani Padme Um). L’evoluzione è nel cammino verso il cuore. Nella ricerca di connessione con il nostro Io, con il nostro essere. Il cammino dell’unione, verso l’UNO. Ma allora cosa vuol dire “divertire”: dal latino diversus, volgere altrove, in direzione opposta, deviare. Indica allontanamento, distogliere. Da cosa? Da noi stessi, ovvio. Non è altro che un modo per distogliere la nostra attenzione da noi stessi, dal cammino verso il nostro cuore. In questa epoca, il senso comune di “divertirsi” è stato travisato a favore della ricerca all’esterno d’illusorie esperienze non appaganti per la mente, se non nel brevissimo termine, e certamente insoddisfacenti per lo spirito, per il cuore. Penso allo shopping, alle mode, a tutto ciò che vi faccia dire “è un bel passatempo”. Il tempo non va ingannato, non siete qui ad aspettare che passi, o forse si?
Forse inconsciamente siete qui ad aspettare la fine della vostra vita perché così com’è non vi soddisfa. Beh, allora cambiate approccio.
Il tempo va valorizzato, non ingannato, va onorato non accelerato. Il tempo, come la vita, va ringraziato, non ignorato, perché il tempo, come la vita, siamo noi. Noi siamo gli unici decisori, gli unici fautori della nostra vita. La scelta sta a noi, è sempre stata a noi. Possiamo decidere di vivere un inferno o un paradiso. Ma sta a noi e al peso che decidiamo di dare all’illusione o alla realtà. Quando avete voglia di evadere dalla routine, non saltate dalla padella alla brace. Provate piuttosto a fare qualcosa che vi avvicini al vostro cuore. Divertitevi mettendovi sul cammino che vi porterà a tu per tu con il vostro maestro interiore, con il vostro cuore.
Om Mani Padme Um, Il tesoro sta dentro di me. Mantra della compassione Buddista, praticamente il più importante mantra continuamente recitato dalla gente buddista da migliaia di anni e inciso su tante rocce e stupa nell’Himalaya. È un prezioso insegnamento che arriva da quella minoranza di umanità che non ha mai smesso di fare domande all’universo e di ascoltare le risposte. Il popolo tibetano, così come tanti popoli nativi della Terra, non ha mai smesso di ascoltare il cuore. Non ha mai smesso di cercare alleati, maestri e connessione per essere aiutati nel cammino verso dentro. Le cose non accadono per caso e la loro ubicazione geografica non è stata certamente un caso. Nascosti e protetti nelle alture dell’Himalaya. Chiusi nei loro monasteri a 4mila metri, lontani anni luce di distanza da tutto ciò che succedeva al resto dell’umanità. Apparentemente estranei e non coinvolti ma in realtà presenti e attivi, come del resto tutti i popoli nativi del pianeta con i loto riti e cerimonie. In attesa del momento in cui ci saremmo rivolti alle loro scoperte, ispirazioni e stimoli, nel momento in cui saremmo stati pronti ad intraprendere il nostro cammino verso il cuore. La scelta è nostra, è sempre stata nostra e la chiave è proprio qui, dentro di noi.
Fonte: www.theevolutionarychange.com