La Storia della Sacra Spina
di San Giovanni Bianco
La Sacra Reliquia è quindi da tempo segno di una profonda devozione popolare che dura tutt’ora e che vede coinvolta oltre alla popolazione di San Giovanni Bianco tutta la popolazione vallare che partecipa alla festa celebrata nella Domenica di Passione che precede di 15 giorni la Pasqua. A questa festa di carattere religioso si affianca immancabile e benvenuta la sagra paesana in cui sopravvivono ritualità pagane, come l’annunciare della primavera e quindi del risveglio della natura. Così la notte della vigilia si illumina di caratteristici falò , mentre le case del paese sono disegnate dallo sfavillio ardente dei lumini che danno un piacevole brivido lungo la schiena…. Si finisce con gli immancabili fuochi d’artificio che richiamano migliaia di persone in cerca di emozioni, divertimento e tradizioni. Secondo la tradizione ogni Venerdì Santo la Sacra Spina produceva fiori miracolosi, finchè ad interrompere il prodigio venne nel 1598 il sacrilego furto da parte di un ex filatore ed ex galeotto del paese, tal Bernardo Archaino. La reliquia fu ben presto ritrovata, ma da allora il miracolo non ebbe più luogo. Ciò non impedì che il culto della reliquia divenisse quello più sentito dell’intera Valle Brembana.
E dopo oltre 3 secoli tornò anche la fioritura miracolosa. Parliamo di quanto avvenuto nella notte del 27 Marzo 1932, una data impressa a fuoco nella storia di San Giovanni Bianco e delle migliaia di fedeli della Sacra Spina. L’attesa era grandissima già da alcuni giorni perchè si sapeva che le Sacre Spine conservate in altre chiese Italiane, come ad Andria e a Napoli, davano luogo a manifestazioni prodigiose ogni qual volta il Venerdì Santo coincideva con il 25 Marzo. Com’era il caso di quell’anno. Da mesi i fedeli di San Giovanni Bianco si preparavano all’evento con veglie, preghiere, digiuni e penitenze.
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La Sacra Spina
di San Giovanni Bianco è fiorita
Dal 1932 non si avverava il miracolo: la Sacra Spina, venerata come parte della corona di spine posata sulla testa di Gesù Cristo, è “fiorita”. In occasione del Venerdì Santo, che quest’anno è coinciso con la festa dell’Annunciazione (25 marzo). La Chiesa di Bergamo ha riconosciuto l’avvenimento dopo l’attenta analisi di un gruppo di studiosi.
Due germogli sul frammento della corona del Cristo, non accadeva dal 1932.
Il vescovo monsignor Francesco Beschi suggella con queste parole la fioritura della Sacra Spina custodita a San Giovanni Bianco.
“Care sorelle e cari fratelli, la venerazione della reliquia della Sacra Spina, custodita nella Chiesa e dalla Comunità parrocchiale di San Giovanni Bianco, si è storicamente alimentata ad un particolare segno, chiamato «fioritura», che si verificherebbe in occasione della coincidenza del 25 marzo, solennità dell’Annunciazione di Maria, con la celebrazione del Venerdì Santo. Con grande gioia posso annunciare che il segno si è manifestato. La prudenza, la serietà, le competenze di coloro a cui ho affidato il compito dell’osservazione della Reliquia e l’evidenza del segno mi inducono a confermare che questi è avvenuto. La venerazione nei confronti della Sacra Reliquia da parte della comunità parrocchiale di S. Giovanni Bianco, delle comunità della Val Brembana, della Diocesi e oltre i confini della Diocesi, si rinnova alla luce di questo segno che ci riconduce alla Passione e Croce di Gesù e a ciò che rappresenta per la fede dei cristiani e per la salvezza dell’umanità. Il fatto che il segno avvenga nella concomitanza delle celebrazioni dell’Annunciazione e della Passione e Morte di Gesù e della sua Risurrezione, ci interpella a considerare con la mente e con il cuore la manifestazione dell’amore di Dio che si è comunicato nella vicenda di Gesù di Nazareth, nel mistero dell’Incarnazione e della sua Passione e Morte. I cristiani testimoniano con la loro fede, con la vita comunitaria e con la loro esistenza che la solidarietà di Dio nei confronto degli uomini, diventa sorgente di una speranza più forte di ogni male e della stessa morte, perché credono che il Crocifisso è risorto: Egli è il Vivente, che dà la vita.
Care sorelle e cari fratelli, so come molti abbiano atteso con fede e preghiera questo segno: ora ci è stato donato non solo per essere venerato, ma perché i nostri occhi si aprano sulle tante spine che ancora trafiggono il capo del Signore, nei poveri, nei sofferenti, nei dimenticati, negli abbandonati, nei disprezzati e il nostro cuore si spalanchi perché si manifesti nei confronti di tutti i crocifissi nostri contemporanei la forza dell’amore che attinge al gesto supremo dell’amore di Cristo e che la Sacra Spina «fiorita» rappresenta in modo così coinvolgente. Mi unisco a tutti voi nel ringraziare il Signore di questo prezioso segno, consapevole con voi che custodirlo significa alimentare di giorno in giorno la nostra fede in Gesù Cristo, Salvatore del mondo e testimoniarla con la trasparenza evangelica delle nostre umili esistenze.
Con Benedizione.
Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo