Molti e molti anni fa, a Castellammare di Stabia ci fu una terribile carestia. Gli abitanti, disperati, pregarono il loro patrono, san Catello, di aiutarli in qualche modo. Proprio in quei giorni, una nave carica di grano si trovò a navigare lentamente, al largo delle coste campane, diretta verso i mercati spagnoli.
«Una barca in vista!» gridò a un tratto il marinaio di vedetta. Su una barchetta, che si stava avvicinando alla nave, c’era solo un vecchio dall’aspetto venerando che chiese di parlare al capitano. Fu condotto alla sua presenza.
«Portate il vostro grano a Castellammare di Stabia» gli consigliò «là lo venderete assai bene. Come pegno, vi lascio questo».
E gli consegnò un anello con un bellissimo diamante, allontanandosi subito dopo.
Il capitano finì per seguire il consiglio dello sconosciuto considerando anche che, se veramente avesse potuto vendere il grano a Castellammare, avrebbe abbreviato di gran lunga il viaggio. A Castellammare fu accolto come un salvatore e il suo grano venne acquistato all’istante dagli abitanti.
Lieto dei buoni affari conclusi, il capitano descrisse a tutti la figura del vecchio che l’aveva consigliato. Voleva andare a ringraziarlo e a restituirgli l’anello.
Nessuno ne sapeva nulla. Finalmente un popolano esclamò: «Ma dalla descrizione sembra san Catello, il nostro santo protettore!
Venite a vederlo!» Allora il capitano fu condotto in chiesa davanti alla statua del santo vescovo. «Ma è proprio lui!» gridò stupito il capitano. «Gli manca l’anello vescovile…» osservò qualcuno. «È forse questo? L’ aveva dato a me!».
E il mercante, commosso, rimise al dito del santo l’anello che aveva avuto in pegno.
San Catello aveva salvato la sua città dalla carestia evitando fame e miseria con un semplice e meraviglioso miracolo.
CHANTAL GALLI 2000/2001
Fonte: www.schule.suedtirol.it