Improvvisamente il colpo di scena: Albino Luciani alle 4.45 del mattino del 29 settembre, è trovato morto nella sua camera. La morte di papa Luciani non solo era assolutamente inattesa, ma divenne subito sospetta. L’odore di bruciato iniziò a spargersi urbi et orbi. E’ una storia raccontata male, carica di reticenze, smentite e accuse quella della morte di Albino Luciani.
L’annuncio della morte del pontefice è comunicato ufficialmente dopo quasi tre ore dal ritrovamento del cadavere, precisamente alle 7.27 del 29 settembre: “Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le cinque e mezza, il segretario personale del Papa, padre John Magee, non avendo trovato il santo Padre nella cappella privata, come d’abitudine, l’ha cercato nella sua stanza e l’ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se leggesse ancora. Il medico, dottor Renato Buzzonetti, che accorse immediatamente, ha constatato la sua morte, accaduta probabilmente verso le ore 23 del giorno precedente a causa di un infarto acuto al miocardio”. Si parla quindi subito di infarto miocardico acuto. Non c’è autopsia, sembrerebbe troppo irriguardoso per un pontefice! E poi, potrebbe rivelare la presenza di sostanze compromettenti. Secondo il comunicato ufficiale della Santa Sede, a trovare il pontefice morto nel suo letto è il suo segretario, e non suor Vincenza. Il papa trovato morto nella sua stanza da una suora! Perciò si accredita il ritrovamento ad un maschio, il suo segretario personale.
Nel comunicato quindi ci sono alcune varianti su chi ha materialmente trovato il papa morto, ma soprattutto che cosa stava leggendo prima di morire. Secondo la versione ufficiale Giovanni Paolo I, prima di morire, stava leggendo “L’imitazione di Cristo”. In seguito si scoprirà che in tutto il Vaticano non esisteva una sola copia di quel testo, mentre quella personale di Luciani era rimasta a Venezia, nella residenza del patriarca. Sospetti nascono anche dal modo in cui papa Luciani è trovato. Ufficialmente è trovato seduto al suo letto con dei cuscini dietro la spalla, gli occhiali inforcati e un libro tra le mani. Il comunicato ufficiale quindi non corrisponde al quadro tipico dell’infarto: non ci furono, infatti, segni di lotta contro la morte. Poi, come poteva un medico che non conosceva professionalmente Luciani affermare, senza autopsia (che ufficialmente non ebbe luogo), che ci fu infarto miocardico acuto? Il medico personale di Luciani, il dottor Giuseppe Da Ros ha sempre affermato che il suo illustre paziente non aveva problemi di diabete, colesterolo o che avesse la pressione alta, anzi l’aveva bassa. Insomma nessun problema di cuore. Se la versione del ritrovamento è quella descritta ufficialmente dal Vaticano, il quadro della morte potrebbe meglio corrispondere alla somministrazione di qualche sostanza velenosa. Quindi il processo che portò alla morte di Albino Luciani potrebbe essere durato tutta la notte: mentre il pontefice leggeva si è assopito, poi è subentrato il coma, poi ancora la morte. Se invece il papa fu trovato in condizioni diverse da quelle descritte, allora potrebbe essersi sentito male e potrebbe aver vomitato qualcosa prima di cadere e morire. Questo spiega la sparizione delle pantofole e degli occhiali dalla stanza del pontefice, che avrebbero potuto essere sporchi, come anche il fatto che alle 6.30 tutte le stanze private del pontefice erano state pulite.
La prima persona estranea agli ambienti vaticani a visitare la salma di Albino Luciani, fu la nipote del pontefice Lina Petri che abitava a Roma. La signora Petri fu avvisata dal padre, fratello del papa, alle 7.20; quindi si recò subito dallo zio. Arrivata in Vaticano, fu condotta nella stanza da letto del papa,. Secondo il comunicato ufficiale della Santa Sede, a trovare il pontefice morto nel suo letto è il suo segretario, e non suor Vincenza dove notò che suo zio era ancora nel suo letto, ma vestito con gli abiti ecclesiastici (una veste talare bianca). Ora anche un papa quando va a dormire si mette un pigiama o una sottana da notte. Quindi il pontefice fu probabilmente lavato e rivestito in tutta fretta. Un’ultima considerazione che potrebbe avvalorare la tesi che Giovanni Paolo I fu ucciso. Il segretario di Stato Jean Villot iniziò ad avvisare i cardinali della morte del pontefice dalle 6.30, ossia circa novanta minuti dopo il ritrovamento del cadavere. Gli imbalsamatori, i fratelli Signoracci, furono subito chiamati e cardinale Villot diede disposizioni affinché l’imbalsamazione del corpo del papa si facesse il più presto possibile, entro la sera del 29 settembre. Una procedura inusuale, come illegale visto che dovrebbero passare almeno ventiquattro ore dal decesso. In più sorprende la forma con cui l’imbalsamazione fu operata: non si estrasse il sangue dal cadavere né furono prelevati organi; gli furono invece iniettati vari prodotti chimici. E’ chiaro che questa procedura doveva servire nel caso di un’eventuale autopsia, che non avrebbe rilevato gran che. Con le moderne tecnologie, oggi l’autopsia potrebbe dare una risposta a tutti i dubbi sulla morte di Albino Luciani.
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