Questa è una storia che racconta di una donna comune, come ce ne sono tante. Rose, la protagonista, non è una donna in carriera, non ha alcuna velleità di indipendenza e libertà. E’ solo una madre di tre figli e una moglie. Fino ad una mattina come tante, in cui il suo caro Ben, suo marito, il perno della sua vita da vent’anni, la lascia così, senza una spiegazione, dicendo solo un “non ti amo più”.
Dopo questa frase il buio profondo, la scoperta che lui è in vacanza con un’altra donna, di cui è innamorato, e che Rose conosce. L’umiliazione! Dopo questa frase comincia la sopravvivenza di Rose, prima, la battaglia contro i mille ostacoli di una vita da sola, poi la vita vera.
Questa è la storia di una donna protetta da sempre, dalla madre quando era bambina, dal marito quando era moglie. Ma la protezione di una madre c’è sempre mentre quella di un marito può venire a mancare. E non sempre, quando c’è, è fatta nel reale interesse dell’individuo donna, che non sia moglie, che non sia madre. Si trae un grande, profondo, universale insegnamento dalla storia di Rose: la coppia non è il centro del mondo e non dovrebbe essere il centro della propria vita. La coppia è formata da due individui distinti, che devono crescere dentro, nella propria interiorità e nella propria indipendenza, in ugual misura.
Solo così possono raggiungere un sano equilibrio, e non dipendere l’uno dall’altra, ma amarsi. Pena, il restare soli, immobili nel vuoto, se la vita ci cambia o ci pone un tranello come fa con Rose. Durante la lettura del romanzo si vede, pagina per pagina, la protagonista soffrire, gioire e di nuovo ricadere nel buio e poi di nuovo sorridere ma crescere. Finalmente, con enormi difficoltà, a più di quarant’anni.
Questa storia punta volutamente l’attenzione sull’universo femminile: i personaggi più rilevanti che ruotano attorno alla protagonista e alla sua trasformazione, infatti, sono tante donne. L’unica figura maschile è Ben, il marito, ed è dipinto al limite della meschinità e dell’egoismo; le sue ragioni, le sue crisi di uomo e di marito sono prese in considerazione solo nell’ultima pagina, nell’epilogo. E lì, finalmente, si cominciano quasi a capire le emozioni e le frustrazioni di quest’uomo. Ma è troppo tardi. Il romanzo finisce lì – perché Rose è ormai cresciuta, la sua trasformazione è avvenuta, perché questa storia parla di una donna, come tale. Non di una moglie, non di una madre.
L’autrice, Catherine Dunne, è nata nel 1954 a Dublino, dove vive attualmente. Ha studiato letteratura inglese e spagnola al Trinità College e ha lavorato come insegnante. Il suo primo romanzo è stato pubblicato nel 1997 ma ha cominciato a scrivere seriamente dopo che le è morto un bambino, il secondogenito. E’ stata come una scrittura terapeutica, dice lei, come se in qualche modo volesse colmare un vuoto.
Simona