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La distanza era solamente un’eccezione

Qualcosa che capitava per caso, quando conoscevi qualcuno in vacanza, in scambio, in un pranzo di amici e cercavi di coltivare quella simpatia spontanea. La distanza si colmava tra telefonate segrete, nascosti nella vasca da bagno il posto più isolato della casa.
Si colmava con un plico di carta da lettere colorata di vari tipi e un francobollo sempre a portata di mano. Si colmava di incontri fugaci e “Ogni volta che ci rivediamo è come se il tempo non fosse passato!”. Così come si colmava, la distanza anche si sfibrava. Come una vecchia fisarmonica, piano piano la polvere si insinuava tra le pieghe. Nulla di male.
“La distanza è un’eccezione!”
“Le relazioni a distanza non possono funzionare, nemmeno le amicizie!”
“Dai, cresci! Prendila così. Finché va, va bene. Poi lascia andare…”
Ad un certo punto ti convinci che tutto ciò ha un senso e, per sopravvivere senza sottovivere, è necessario farsene una ragione. Scegliere e selezionare. Dire qualche sì e qualche no. Soprattutto qualche no. Quasi senza accorgertene tutto rotea talmente su se stesso che trovi la tua vita stravolta. Partenze su partenze.
E la distanza ormai è familiare come il thè caldo i pomeriggi d’inverno.
Tutto è una scelta, tutto è un compromesso.
Tutto è una rincorsa, tutto è un ritaglio.
Strano pensare a come eccezione e regola si intreccino continuamente. Come seguano una logica soltanto loro. Come non possiamo fare altro che sbirciare e seguire. Strano pensare a come la distanza che era un’eccezione, sia ormai diventata la mia regola.

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