Tutto quello che hai passato, gli sforzi fatti, le notti insonne per il caldo, gli odori sgradevoli acri, alla sua vista viene dimenticato, lo osservi così immenso, regale, il Taj Mahl. Ma l’entusiasmo dura poco perché sempre loro, i bambini li vedi spingere carretti, preparare chapati, pulire piatti, i tavoli, trasportare i pesanti sacchi, capisci che sono diventati adulti prima di nascere che sono stati costretti a rinunciare alla loro infanzia, alla loro adolescenza, ai loro diritti, per la sopravvivenza, non sanno cosa significa giocare, sognare, bambine che diventano donne e donne che sono uomini, tutti hanno un loro compito. Ho visto venditori di foglie, di riso, di cibi fritti, ma mai avevo visto in vita mia venditori di sterco, qui non si butta via niente, gente che cammina con scarpe ricucite, incollate, più grandi dei loro piedi.
I mercati locali mi hanno sempre regalato le immagini più belle più vere, sbirci, tocchi, assaggi, fai la fila, le smorfie, sputi, ridi con loro anche quando ridono di te, e poi quando i tuoi occhi incrociano quelli di un vecchio, con i suoi occhi lucidi e tristi, con il suo vestito bianco, ed un filo di barba che orna la sua faccia nera scavata dalla fatica e dagli anni, mentre lo vedi farsi riparare un ombrello sgangherato, che non penseresti di riparare perché e’ troppo rotto, ma noi non viviamo la loro vita, la loro terra, lo saluti regalando lui delle rupie che a te non basterebbero neanche per un biglietto della metro che farai a piedi. Cammini e pensi a quante scarpe, ombrelli, magliette hai buttato per la fatica di un rammendo.
I treni di terza classe con i loro finestrini con grate di ferro che sembrano galere, si aggrappano e ti guardano, sembrano prigionieri ai tuoi occhi, e pensi che forse lo siamo più noi con le ns regole che loro con la loro libertà.
Il fiume sacro, il Gange, così maestoso con le sue albe e i suoi tramonti pieno di vita e morte, un cimitero galleggiante dove vedi scorrere corpi semi bruciati, accanto a gente che prega, che si lava, e tu capisci che tutto e’ surreale, impensabile, inimmaginabile, mentre lo fai ti perdi tra le stradine invase di sterco, di vacche, di gente strillante, degli odori di incenso, di gente che in processione chiede perdono o misericordia, gente che dorme in ogni angolo d’ombra, bambini si aiutano a fare la doccia in una fontanella, il più grande aiuta il più piccolo a lavarlo, oppure a sollervarlo per prendere un mio biscotto, e mano nella mano scalzi si dirigono a scuola, mentre in un angolo un altro spacca il carbone in pezzi più piccoli con un martello, vedi trainare un risciò a fatica con il sudore che gronda dalla fronte per delle rupie, allora tu scendi e spingi con lui e gli fai capire che lo pagherai lo stesso perché non vuoi essere un cane come gli altri, non vuoi essere un turista da 4 soldi, entri nelle scuole e tutti che ti salutano educatamente, composti, con i loro sorrisi curiosi ti scrutano e chiedono da dove vieni, bambini tutti uguali con le loro divise senza gelosie, invidie, ma come una grande famiglia dove il più grande aiuta il più piccolo, dove un biscotto una caramella viene divisa e non nascosta, dove vorrei abbracciarli tutti portarli via con me, ma non posso, posso solo essere testimone.
L’India non ti cambia…. ma ti toglie la sabbia dagli occhi…