Premetto che tanti anni fa mi trovavo in quella beata età, che ha un nome lungo e purtroppo tanto breve, nella quale si è più esposti alle frecce di Cupido e che poi fatalmente e naturalmente sono arrivate. Avevo paura. Del resto chi di noi non è incline alla prudenza nelle decisioni importanti della vita? E questa è importantissima ed è fortemente a rischio. Sarà capitato anche a voi di incontrare una persona che vi attira alla follia, della quale vi piace tutto al mistero che è in lei e che volete ad ogni costo scoprire. Al come sarebbe bella la vita con lei: per sempre! Ma avete paura, timore dei suoi baci, dei brividi che provate nei sensi ogni volta che pensate a lei, di lasciarvi stringere in un abbraccio senza fine, di starle vicino in un silenzio che vale più delle parole. Paura del dopo, del vuoto, del rischio, nel dubbio che quella persona non provi con la stessa intensità quelle emozioni. E allora via con la ritirata vigliacca per ripararci dall’impatto con la realtà. Dante:”Amor che a nullo amato amar perdona” che vuol dire: “nessuno si illuda: se avete fatto palpitare troppo forte il cuore a qualcuno, neppure voi sfuggirete ai battiti cardiaci accelerati”. E’ solo questione di tempo. L’importante dovrebbe essere proprio il poter dire: “ci ho provato”. Sempre, sul palcoscenico della vita, nelle storie che ognuno di noi vive ogni giorno, tirarsi indietro prima di iniziare la partita farà sempre sentire il sapore della rinuncia che diventerà più amaro giorno dopo giorno mentre gli anni passano veloci. “meglio avere rimorsi che rimpianti”.
E mi sono detto: “chi non beve mai non rischia di ubriacarsi” ma non sa neppure la piacevolezza del calore che ti entra nelle vene, quella nebbia leggera che ti avvolge la ragione ed i sensi e che è uno dei pochi piaceri della vita. Tutta la gioventù l’ho vissuta al paese nativo. Una clausura di nome e di fatto: casa, scuola, chiesa e oratorio. L’appuntamento con la donna amata, quella con la quale mi addormentavo anche se lei non c’era e che consideravo già fidanzata, era proibito come mangiare carne al venerdì o cantare la messa prima del suono delle campane. Infatti al primo buio ci si incontrava furtivamente nel suo giardino. Lei entrava con nonchalance e tutta sola dal cancelletto ed io dovevo scalare il muro di quattro metri situato dalla parte opposta. “E lucean le stelle, olezzava la terra, un passo sfiorava la rena…” Seguiva uno stordimento dovuto a completa felicità in quell’ora dell’amore divino in cui la voluttà assolutamente tace. Un’estasi che ha fine col matrimonio quando subentra inesorabile l’altro amore: quello che se ne sbatte delle nuvole e sta con i piedi per terra. Lo dice anche il proverbio che il matrimonio è la tomba dell’amore, o no?
Non avendo esperienze personali, perché quello che stavo vivendo era il primo amore, dovevo far tesoro di tutte le considerazioni al riguardo e che sentivo da parecchie fonti più o meno credibili.
In una rivista dell’allora famoso Macario c’erano sulla scena dei comici che parlavano tra loro. Il primo diceva al secondo:”Per me la donna deve essere una suora in chiesa, una cuoca in cucina e “una di quelle” in camera da letto”. “Che meraviglia!” ribatteva il secondo: “Tua moglie è così?”. “No, di certo! Mia moglie è una cuoca in chiesa, “una di quelle” in cucina e una suora a letto”.
E via col liscio! Quando ho saputo che Poppea, la moglie dell’imperatore Nerone, faceva il bagno nel latte, ho escogitato, nel dormiveglia, di inviare alla fidanzata una dozzina di casse di champagne per regalarle un bagno speciale nel profumo frizzante delle bollicine. Ma tu guarda la fortuna! Vinsi alla lotteria una discreta somma e partì il regalo. Il momento più elettrizzante fu stappare le bottiglie e, dopo i botti, i tappi galleggiavano come una corona intorno all’amata che se ne stava deliziata nella vasca tutta vestita e sorridente come la Gioconda di Leonardo. Oggi, anche se non sono pentito, stento a riconoscermi nel protagonista di quella dispendiosa trovata. Mi piace tuttavia che si pensi che mi sia inventato tutto e non mi ostinerò di certo a convincervi del contrario. Per finire in bellezza e per sottolineare come sono cambiati i tempi in meno di un secolo, ad esempio: oggi i fidanzati , o ritenuti tali, non hanno nessun timore a dimostrare anche in pubblico i loro sentimenti. Non entrano furtivamente in un giardino al buio scalando muri per rubare un bacio sulla guancia.
E qualcuno sostiene che forse siano passati con troppa fretta dalla parte opposta. Ma per quanto mi riguarda sono convinto che è meglio ora sotto tutti i punti di vista: E mi piace chiudere con la canzone di Modugno: “L’anniversario” che rispecchia integralmente anche il mio modo di pensare.
E voglio ricordare che con la donna mia, più volte citata in questo racconto, siamo serenamente uniti da sessant’anni e sempre innamorati anche se la passione è un dolcissimo ricordo degli anni più belli della nostra vita densa di gioia di vivere, di promesse e di speranze. E abbiamo sempre tenuto presente che non c’è felicità senza sofferenza. E sono qui a ringraziare la fortuna, il destino, la salute e non ultimo l’amore. “L’amor che muove il sole e le altre stelle”.
L’anniversario
Il nostro anniversario. Non è sul calendario
Perché di matrimonio non si parla fra noi due.
Ma uguale abbiamo il nome:
noi ci chiamiamo “AMORE” tutt’è due.
Amore senza data
Senza carta bollata
Ti sposo ogni mattina e tu rispondi sempre “SI’!”
Il nostro anniversario
È tutto il calendario
Pieno di feste senza lunedì
Al nostro matrimonio milioni d’invitati
E come testimoni tutti gli altri innamorati.
Noi non firmiamo niente perché non c’è bisogno
Con un contratto non si lega un sogno!
Come ti sono grato di questa libertà
La libertà di amarti senza essere obbligato.
Mia rosa senza spine. Mia gioia senza fine.
Compagna, amante, amica: donna mia!
Giuseppe Paganessi