La macchina di cui parlo oggi, è oramai uscita dai listini dal lontano 2006. Figlia della XJS e nipote della E-Type, poteva forse avere sulle spalle un fardello più pesante?
Già la XJS, che nasceva dopo la E-Type ebbe un ruolo all’inizio difficilissimo: prendere il posto di una delle vetture più iconiche nella storia dell’automobilismo. Con il tempo però la XJS motorizzata con il 6 in linea o il V12, sarà l’ultima vera, autentica Jaguar.
La XK nascerà dopo un periodo di transizione non semplice che condusse la Jaguar in mani americane. La Ford acquisì la Jaguar nel 1990 da un punto di vista anche operativo. La XK venne lanciata nel 1996 al salone di Ginevra, le linee erano veramente bellissime, affusolate e filanti.
Da qualsiasi punto la si guardi piace, o almeno non si può dire che non sia armoniosa e perfettamente bilanciata nelle sue proporzioni.
Il frontale con una grossa presa d’aria che a mio avviso richiama molto nello stile la E-Type, le conferisce un’aria estremamente grintosa e sportiva. La XK non è una macchina da cordoli o meglio non è lì che esprime al meglio se stessa. È a mio avviso una bellissima e prestante GT coupe con quattro comodi posti e un possente V8. Il motore era appunto un V8 da 4 litri e 284 CV di potenza, interamente costruito in alluminio abbinato ad un cambio automatico sequenziale a cinque rapporti.
Trazione posteriore, non era possibile averla con cambio manuale, al contrario della XJS ordinabile sia con cambio manuale che automatico, ovviamente meccanico. Avantreno e retrotreno a quadrilateri e freni autoventilati.
Interni lussuosi e di gran classe, pelle totale e legno di noce per la Classic, legno di acero per la Sport. Nel 1997 arrivò la Cabrio, anche qui fu centrata in pieno, dotata di rivestimento in tela, diede alla lussuosa Jag la possibilità di essere anche scoperta. Un’auto bella, elegante, prestazionale e a cielo aperto.
284 CV non sono di certo pochi per una GT di quasi 30 anni fa, 250 km/h e 0-100 coperto in poco più di sei secondi.
Erano già ottime prestazioni, ma nonostante questi dati già lusinghieri, decisero di affilare ulteriormente gli artigli di questo meraviglioso giaguaro. Nel 1998 alla XK8 viene affiancata la XKR dotata di compressori volumetrici eaton e ben 364 CV di potenza. Cambio sempre e solo automatico di derivazione Mercedes.
Mascherina a nido d’ape e griglie sul cofano: non cambiò l’indole dell’auto ma le prestazione aumentarono notevolmente.
La mia preferita è l’edizione speciale “ Silverstone “ nata nel 2000 per celebrare il ritorno in F1 della Jaguar, dotata di cerchi BBS Detroit da 20 pollici che le conferivano un aspetto unico nel suo genere. Impianto frenante Brembo.
Esternamente era di colore grigio, il motore era lo stesso della XKR di serie, gli interni erano dedicati solo a questa serie in particolare.
Sedili in pelle nera con impunture rosse…
I prezzi della XK versione aspirata o turbo, sono in costante crescita. Le versioni speciali ovviamente crescono più in fretta a livello di valore.
La XK è un volo diretto negli anni in cui l’Inghilterra era musicalmente combattuta fra Oasis e Blur, le Spice Girls erano ancora unite e Bechkam stava per esplodere definitivamente con lo United.
Anni meno intensi, lontani dalla frenesia odierna, del “ tutto e subito” che vige oggi.
Noel Gallagher in una recente intervista ha dichiarato che: “negli anni ’90 stavamo bene e non lo sapevamo”.
I miei ricordi di allora, sono quelli di un bambino. Tornando alla XK credo sia una macchina da mettere in garage e da non vendere più.
Ad oggi circa venti mila euro possono bastare per una aspirata in ottime condizioni.
Attenzione ad esemplari vissuti o con storia poco chiara. Se necessita di manutenzioni straordinarie, i costi sono salati. Resta pur sempre una macchina che ai suoi tempi era in competizione con le GT più blasonate.
Antonio Gelmini
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Meccanica Gelmini Italia