Gli italiani sono sempre stati identificati come un popolo di navigatori, santi, inventori; secondo me siamo anche un popolo di filosofi. Sì perché ci siamo inventati una filosofia di vita che è solo nostra, un prototipo “made in Italy” che ci contraddistingue e ci identifica all’estero. Sto parlando della filosofia della “sfiga”, vale a dire, del fatto che per noi la sfortuna, che condividiamo con il resto del pianeta, è una causa esterna dal nostro volere, è “sfiga”.
Mi spiego meglio. Ci troviamo in auto, in aperta campagna, con un compagno con il quale vogliamo godere delle bellezze della natura.
Spegniamo la macchina, l’autoradio fa atmosfera e il tempo passa. Decidi che è il momento di tornare a casa e l’auto non parte (sfiga) in quel momento un’altra macchina, con a bordo qualcuno con le tue stesse passioni naturalistiche, passa per caso e ti soccorre. Altro esempio: sempre in auto, da ore ti segna la spia dell’olio, ti fermi ad un passaggio a livello, ti fonde il motore (sfiga) prima o poi avresti rabboccato l’olio.
Questa è la prima parte della filosofia, infatti, esiste una seconda parte ancora più sbalorditiva: la fortuna nella sfiga!
Nel primo caso, abbiamo avuto fortuna che la macchina che ci ha soccorso non era né il padrone del campo né la pattuglia di polizia. Nel secondo caso per fortuna abbiamo fuso il motore da fermi e non viaggiando a tutta velocità in autostrada.
E così abbiamo coniato una nuova scuola di pensiero che quotidianamente ci permette di sopravvivere agli imprevisti della vita.
Non è mai direttamente colpa nostra se ci accade qualcosa, è sempre una combinazione di eventi infausti, comunque siamo abbastanza filosofi da trovare il lato positivo nelle situazioni più strane.
C’è sempre un po’ di fortuna che ci accompagna. Siamo ottimisti, non importa che il bicchiere sia ½ pieno o ½ vuoto l’importante è che ci sia il bicchiere con qualcosa dentro.
Emma
