La fantasia è come un velo leggero,
un filtro magico,
con cui mi piace guardare la realtà.
E’ una grande sognatrice e una giovane donna solare e spiritosa, Chiara Vincenzi. Bravissima illustratrice, ci ha anche sorpreso in qualità di scrittrice.
Chiara, perché realizzare una trilogia fantasy? E, soprattutto, perché scegliere questo genere?
Ottima domanda: perché scegliere una trilogia fantasy? Cominciamo dalla prima parola, trilogia, rivelandoti che l’idea di partenza non era una storia suddivisa in tre volumi bensì… in una saga! Quando ho voluto intraprendere questo cammino nella mia testa c’erano molte idee e personaggi che avrei voluto evolvere in modo più articolato; creare, per intenderci meglio, una narrazione con diverse digressioni e approfondire la vita dei personaggi con relative copertine, per ciascuno libro, dedicate a loro. Tuttavia, anche solo per testare la mia prova d’esordio in veste di autrice, ho ridimensionato la cosa ma ciò non toglie la possibilità che in un futuro potrebbero uscire volumi inerenti a questa idea. Nel tempo, comunque, il parere di lettori e di chi finora ha recensito i primi due volumi del romanzo “Strega per metà” sono stati positivi ma, soprattutto, ho ricevuto in più di un’occasione l’incitamento per continuare a scrivere. Ricevere frasi di questo tipo, per chi sta compiendo i primi timidi passi, è come un raggio di sole in una giornata grigia e piovosa. Così, dopo la personale consapevolezza di sfidare un ambito del tutto nuovo, è anche e soprattutto l’opinione dei lettori a stimolarmi e a dare sempre di più. Spostando l’attenzione chiedendosi perché questo genere, credo proprio che il fantasy è ciò che mi rappresenta maggiormente; è un filone narrativo dove mi sento più a mio agio e, questo nonostante mi piaccia leggere qualunque genere. La risposta è sicuramente nella dose massiccia di fantasia che adopero ovunque! Una sorta di metafora di vita che uso per raccontare anche un semplice fatto; è come un velo leggero, un filtro magico, con cui mi piace guardare la realtà.
Quali sono i tuoi autori preferiti? E quali in qualche maniera ti hanno ispirato?
Eh, quanti nomi avrei da citarti! Ma così, a pelle, penso subito a tre autori che continuo a portare nel mio cuore… Quale? Primo tra tutti Neil Gaiman, giornalista, fumettista, scrittore, operante tra il genere fantasy e dark fantasy: di lui ho adorato il libro per ragazzi “Stardust” scoperto per caso quando ero ancora una ragazzina, spulciando tra gli scaffali di una libreria (oh, meraviglia rifugiarsi in una libreria e spulciare libri!) ammaliata dalla spiccata immaginazione dell’autore, dalla sua abilità narrativa e qualità stilistica. Per me, leggere un suo libro è ogni volta una sferzata di energia, una ventata di freschezza perché non sai mai cosa si inventerà! Di certo, sarà sempre un’ottima invenzione e da lui ci sarà da imparare di continuo! Il secondo libro che ti voglio rivelare, e che si scosta dal genere precedente, è “Jane Eyre” di Charlotte Bronte. Un libro, una storia, una protagonista che hanno fatto subito breccia nel mio cuore. Sono sincera: è un libro che leggo almeno una volta all’anno, come se si trattasse di un appuntamento fisso con un’amica speciale e a cui non posso assolutamente mancare. Il sentimento che impregna ogni pagina è un qualcosa che sento sempre addosso, e ogni volta rivivo insieme alla protagonista quella forza d’animo, che tanto la caratterizza, in reazione agli eventi che la travolgono di continuo. La stessa forza, a mio dire, l’avverto nella personalità di Beatrix Potter: amando il disegno, non posso non citarti questa straordinaria autrice! Di lei possiedo una fantastica raccolta di racconti, un libro piuttosto voluminoso, meravigliosamente illustrato dalla sua abile e raffinata mano, corredata dalle storie ironiche e nel contempo delicate come era il suo animo fanciullesco, e come solo lei sapeva scrivere.
Da bambina hai mai pensato di scrivere un libro o di diventare illustratrice?
Beh, da piccola volevo fare tante cose tra cui diventare ballerina e archeologa, per la serie che già fantasticavo molto! Scrivere un libro no, non l’avrei mai immaginato perché la scrittura è un qualcosa che non credevo si potesse affinare alla mia identità dinamica e, aggiungo, scompigliata; soprattutto, a scuola non amavo scrivere perciò non ho mai considerato la scrittura come un qualcosa che, invece, un giorno mi avrebbe potuta appagare (insieme all’amore per il disegno). Da bambina adoravo realizzare fumetti e riempire quaderni con storie inventate ed è il disegno, appunto, che ho sempre inseguito, l’amore e la passione per le forme e il colore.
Che cosa significa – a tuo avviso – illustrare un libro?
Illustrare un libro significa entrare in sintonia con il messaggio del racconto e, scendendo ancor più in profondità, con l’animo di chi l’ha scritto. Quando arriva un testo scritto con il cuore si percepisce subito perché leggendo ti solletica la pelle, lo stomaco e, in quel caso, sento che aumenta anche la mia responsabilità nel rappresentare con altrettanta delicatezza ciò che è stato tracciato con le parole.
Ma come funziona esattamente la tua primaria occupazione? Come ci si rapporta con un autore quando bisogna illustrare il suo testo?
Allacciandomi alla risposta precedente, quando mi viene sottoposto un testo, solitamente chiedo se l’autore predilige uno stile in particolare o se, al contrario, ho carta bianca per lasciarmi andare e seguire l’ispirazione. A volte accade che l’autore abbia già le idee chiare, altre volte ci si confronta e sono io a proporre delle bozze che ben si adeguano al testo (e parlo soprattutto di cromie delicate o meno, di linea più o meno marcata…). Di norma, il risultato proposto rispecchia o si avvicina molto a ciò che lo scrittore si aspettava e questo mi gratifica sempre tantissimo. Ciò che non deve mai mancare, e che mi piace ripetere per il buon fine di un progetto, sono la collaborazione e il confronto; se poi scatta quella sintonia di cui parlavo poco fa, allora diventa complicità e perfetta sinergia di squadra.
Ora che sei diventata anche tu un’autrice, comprendi meglio le esigenze degli altri scrittori?
Personalmente no. Mi sono sempre adattata bene alle richieste dell’autore proprio per il motivo che ho raccontato poco fa, con la comunicazione e il confronto: per me disegnare è raccontare; estrarre con la materia del colore un pensiero mi permette così di “vedere”, come si dice, con il cuore.
A proposito, che cosa significa scrivere una storia?
Scrivere è sentimento; è mettere in luce un pensiero che giace dentro di noi e si decide d’esporlo. È anche mettersi a nudo perché si sta mostrando il sé più intimo: quando questo accade avviene poi che c’è chi si riconoscerà nelle tue parole e ti ringrazierà. Capiterà, infatti, che ciò che hai scritto diverrà un punto di forza, un appiglio per qualcuno che le ha lette, motivo per cui scrivere diventa anche una grande responsabilità! Ma scegliendo con cura le parole e usando il cuore allora è anche una missione tanto delicata quanto gratificante.
Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?
Beh, se ho parlato di “buttare fuori” le proprie emozioni, all’interrogativo: “Quanto c’è di me?”, la risposta è: “Tantissimo!”. E non è una scelta, è un trasporto vero e proprio! Le emozioni emergono e poi si plasmano da sole che si tratti di eventi e, in questo caso, di personaggi, tutto può nascere da un’idea di base ma che poi si amplifica e si modifica con naturalezza: dunque, per quanto possa essere più o meno inconsapevole, va poi a finire che nel libro ci sarà sempre un pezzetto di me.
Che pensiero vorresti rivolgere ai tuoi lettori oggi e che augurio ti vorresti fare per il tuo imminente futuro sia professionale che privato?
Innanzitutto: “Grazie!”. Se scrivere per me stessa mi fa stare bene, scrivere per i miei lettori è comunicare con numerose persone che, benché non conosco, ormai sono entrate nel mio mondo e io nel loro. È come appartenere a una bellissima e vasta famiglia che si allarga sempre di più. Ma non è solo la gratitudine che mi sento di voler ripetere alle persone: racconterò sempre di quanto sia importante sapersi ascoltare e perseguire un qualcosa, che si tratti di un’idea, un pensiero, una passione, che si può trasformare in un obiettivo da voler raggiungere. E quando si parla di sogni, occorre anche tenacia ricordando, ahimè, anche che non tutto si può compiere! Tuttavia, non significa che quel sogno lo dobbiamo archiviare e abbandonare: al contrario, esso va serbato nel cuore e funzionare da catalizzatore. A volte, succede che ci si intestardisce su un qualcosa che non arriva senza renderci conto che si stanno aprendo nuove e inaspettate strade, e che spesso si rivela migliore rispetto a ciò che si desiderava ottenere.
Personalmente, porto avanti ogni giorno le mie passioni ma cercando di capire dove esse possano condurmi: il mio augurio è così di allacciare sempre più ponti con nuove realtà tra rinnovate idee e collaborazioni.
Il mondo ha bisogno dei colori e dei sorrisi e se l’arte è sentimento allora siamo tutti coinvolti a dare il nostro, seppur piccolo, contributo; un segno di noi, con la volontà di arricchire il cuore di chi ci legge, ascolta e osserva.