Era il 2 febbraio 2011, un mercoledì soleggiato ma freddo … una giornata invernale un po’ triste con il sole “malato” : la sua luce era intensa ma il freddo filtrava i suoi raggi e la sensazione era di un irraggiamento freddo.
Il mio Babbo … in coma … in un letto.
Il primo gennaio, si era addormentato sulla sua poltrona, a casa … e non si era più svegliato.
Quel mercoledì 2 febbraio sembrava come ogni giorno, trascorso nell’ultimo mese … in attesa… Sara, la Signora che accudiva il Babbo gli era vicino; ed io, come ogni mattina, mi recai in ufficio; la visita al Babbo era programmata, come tutti i giorni, verso sera … ma quel giorno … non riuscivo a concentrarmi, non potevo lavorare. Cominciai a vagare con la mente senza riferimenti e poi, vista l’inutilità di rimanere in ufficio, uscii. Al rientro, una irresistibile forza mi costrinse ad entrare in uno dei luoghi a Lui più caro: l’officina … il luogo dove trascorse anni di studi, sviluppò invenzioni e brevetti.
Orgoglio del suo nome che sapeva sarebbe rimasto vivo ancora per anni nel mondo.
L’edificio era vuoto; solo alcuni scaffali erano posizionati per dividere il grande locale in due porzioni. Vecchi pezzi meccanici erano ancora accatastati, utilizzati come contrappesi sopra gli scaffali. Cominciai a guardarli … uno per uno …, i pezzi meccanici … ogni pezzo mi ricordava una macchina ed ogni macchina una storia … una espressione del Suo viso. Mentre passavo in rassegna i pezzi una musica con note Natalizie mi fece vibrare le corde vocali ed iniziai a cantare : “Adeste Fideles”.
La cantai con scorrevolezza per alcuni minuti, poi cominciai a singhiozzarla fino a smettere … un nodo alla gola mi bloccò la voce.
Passarono alcuni intensi minuti…, mi ripresi dall’insolito avvenimento… squillò il cellulare… Sara mi chiamava … capii subito il motivo.. il mio caro Babbo era spirato!!
Seguì un pianto di rabbia… isterico… non ero con Lui quando se ne è andato e non l’avevo salutato quando si era addormentato quel primo gennaio. Seguirono giorni difficili… e per giorni non compresi… non capii… non collegai gli avvenimenti. Solo quando chiesi a Sara l’ora della sua morte compresi… Mio Babbo spirò il 2 febbraio alle 14,30 circa, l’ora in cui io cantavo “Adeste Fideles” nella Sua officina.
Con questo canto inconsapevolmente lo salutavo, inconsciamente lo accompagnavo nel Suo ultimo viaggio.
Ciao Babbo.. Perché scrivere questa storia?? Perché raccontarla? … Pubblicarla?? Perché ognuno di noi interpreta gli avvenimenti della propria vita secondo la propria immaginazione, per trarne una spiegazione logica o irrazionale.
La mia interpretazione di questo avvenimento, è che qualcuno mi ha dato la possibilità di rendergli l’ultimo saluto, anche se, ero inconsapevole di quello che stava accadendo in quel momento … Mi sento…. bene e sono sicuro che mi ha ascoltato!!
Mario Genini