Mi è capitata sott’occhi questa vecchia foto di un calzolaio, che mi ha fatto ricordare un calzolaio di Montichiari molto amico di mio papà. Tutti lo conoscevano con il soprannome di “Zambèl”, tanto che in molti, me compresa, pensavano si chiamasse Zambelli. Invece mi ha raccontato sua sorella che questo era un soprannome di famiglia, precisamente del nonno, ma che il suo vero cognome era Marcelli. Mi ricordo che mio papà parlava spesso di lui e degli altri amici, con cui si trovavano la sera all’osteria “Due Chiavi”, in via San Pietro, a giocare a carte o alla morra, seppur proibita. Marcelli fu sfortunato, perché colpito a soli 44 anni da un ictus che lo obbligò a smettere il lavoro e trascorse il resto dei suoi anni ospite alla Casa Albergo. Usciva sempre però per la passeggiata quotidiana in piazza, camminando con il treppiedi e con il braccio al collo. Anche mio papà si ammalò a 44 anni e ci lasciò poi a soli 52 e, triste coincidenza, altri amici della sua compagnia morirono giovani, dopo anni di malattia. Ora a Montichiari c’è un calzolaio in Vicolo Mercato, il signor Gatti, un calzolaio all’interno della Coop, Nino, argentino molto simpatico e il calzolaio di Carpenedolo, presente al mercato del venerdì. Molti centri commerciali hanno al loro interno il calzolaio che esegue le riparazioni veloci mentre i clienti fanno la spesa. Le botteghe di una volta dei nostri calzolai avevano però un fascino diverso: erano stanzette dove artigiani che avevano imparato il mestiere fin da ragazzini, con passione eseguivano dalle minime riparazioni al rifacimento quasi totale di qualsiasi tipo di scarpa, a prezzi modesti. Grembiule, mani nere di colla, macchina da cucire pronta all’uso, ma anche ago e filo per cucire a mano, chiodi in bocca e martello in mano, per aggiustare con precisione e tanta pazienza, confusione di scarpe in ogni angolo e fogli di giornale per avvolgerle alla consegna. Scarpe quasi tutte di vera pelle, non di materiali sintetici come adesso, per cui valeva la pena ripararle anche molte volte perchè duravano anni e anni. In tempi più lontani, quando contadini e gente di condizioni modeste usavano solo zoccoli di legno, anche i padri di famiglia imparavano a ripararli, ma anche a farli nuovi, perché non potevano permettersi neppure la riparazione del calzolaio. Zoccoli e scarpe dei bambini passavano da un fratello all’altro e spesso anche fra cugini, fino alla distruzione. Il calzolaio è uno di quei mestieri che vanno scomparendo, perché anche il settore calzaturiero sta adeguandosi alla moda dell’usa e getta, purtroppo!!
Ornella Olfi