Il Tango Argentino, dichiarato patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 2009, oltre che un ballo profondo e autentico, è un’arte musicale, con più di 50.000 opere, un’arte scenografica, poetica e interpretativa. Risale alla fine del 1800 nei sobborghi del Rio de la Plata tra Argentina e Uruguay da un fenomeno d’impatto sociale: l’immigrazione, dal contatto di contadini ed indigeni con gli emigranti europei, da una mescolanza di pathos, tradizioni e suoni, dal bisogno dell’incontro, attraverso l’abbraccio, denso di emozioni, energie, respiro, palpitazione. Nei primi del ‘900 diventa , spartito, acquisisce professionalità e valenza universale. Nascono le prime orchestre, quartetti/sestetti, composti da bandoneon, violini, piano e contrabbasso e così via via si diffonde e viene portato anche in Europa, nella Parigi bohemiana. Più di recenti vengono introdotti strumenti elettrici, come chitarra e basso, tastiera, batteria e sassofono, e subisce contaminazioni jazz. Nelle scuole oggi si insegnano ancora gli stili delle origini, Tango Canyengue, e milonga, molto cadenzati, ed il tango milonghero, dall’abbraccio molto chiuso, che nasce nelle milongas, affollate di gente. Ma quello maggiormente praticato è il Tango Salon, il tango che entra nelle sale da ballo. Le musiche più moderne portano poi al tango nuevo, con variazioni e abbraccio spesso non a contatto. Affascinante è anche il tango portato sui palcoscenici da spettacoli famosi, e studiato come Tango Escenario. Il tango viene usato anche a scopi terapeutici, per la cura di malattie come Il Parkinson, ed associato alla meditazione consapevole per lavorare sulla persona in una visione introspettiva attraverso le tecniche dell’abbraccio e del cambio di ruoli, con pratiche, di tangoterapia, tangolistico e tangomindfulness.
Daniela Rosa Pallotta
insegnante di tango argentino