“E’ una cosa talmente semplice il fare all’amore che è poi l’amore:non ce n’è altro tra un uomo e una donna. E’ come avere sete e bere. Non c’è niente di più semplice che aver sete e bere…essere soddisfatti nel bere e nell’aver bevuto; non avere più sete. Semplicissimo.
Ma pensi se l’uomo avesse dedicato all’acqua, alla sete, al bere (per un diverso ordine nella creazione e dell’evoluzione) tutto il sentimento, il pensiero, i riti, le legittimazioni e i divieti che ha dedicato all’amore: non ci sarebbe niente di più straordinario, di più prodigioso, del bere quando si ha sete… e in quanto alle prostitute, consideri se le migliori bevute che abbiamo fatto nella nostra vita non sono quelle a una fontanella all’angolo di una strada o al pozzo lungo lo stradale di campagna…”
Così scriveva Sciascia, dimenticando però che la prostituta non è una fontanella muta e insensibile, la sua acqua non è fresca e appagante, ma avvelenata di dolore per uccidere il bevitore cieco e ingordo (…ma questa è un’altra storia); dimenticava anche che se ti bevi, o forse rende meglio l’idea dire se ti mangi tutto l’altro non ti resta niente, se non le ossa e una nuova fame che ti costringerà a ripartire daccapo per cercare nuova carne. Insomma nuova carne o sempre la stessa minestra? Mi stupisco di scoprire che alcuni amici, femmine e maschi ( e non si pensi a bruttini bigotti, anzi piuttosto piacenti e moderni), hanno fatto la scelta di “attendere” la persona amata fino al matrimonio.
La verginità fino al matrimonio?! Scelta impopolare, ridicola, folle, atemporale, senza senso, addirittura sospettosa.
I motivi di tanto rifiuto? Moltissimi!
Me li elenca un conoscente maschio (non il mio amico maschio (vergine che più vergine non si può e stasera troppo occupato). Un altro!
Lo lascio parlare a dirotto e rispondo mentalmente, come faccio ogni volta che non voglio litigare con uno che non stimo…
“…lo studio… si è allungata l’età scolastica, quindi se conosci la persona della tua vita a 17 anni non puoi tirare avanti solo con le tenerezze fino ai 30”.
Ah no, non si può?? Certo dovresti spremere tutto il tuo intelletto per conquistare l’altra, giorno per giorno e senza l’aiuto del corpo e poi avere l’equilibrio psico-fisico di controllare il tuo corpo dimostrando di non esserne schiavo… insomma usare un cervello che non hai e dimostrare di avere le palle senza usarle nello specifico…sì proprio quelle palle di cui ti vanti tanto, ma che (sulla base dei tuoi racconti unilaterali) ti fanno da padrone…
“E poi dài, che valore può mai avere una prima volta? Conosci un’altra persona ed è di nuovo come se fosse la prima volta; l’importante è amarsi, anzi la seconda volta è anche più bello, non c’è più paura, c’è più libertà”.
…già la seconda…vorrei raccontare la seconda volta che ho pronunciato una parola, il secondo passo che ho fatto, il secondo bacio che ho dato, la seconda volta che ho fatto la comunione…ma…non me lo ricordo…ho conservato nel cuore solo ciò che ho fatto per la prima volta. Cavoli! Spremo bene la testa ma… la seconda non la trovo! Forse perché dalla seconda in poi si tratta di perfezionamento della prima, ma la prima volta è il compimento di una speranza… appare dal niente: è magia…
“E poi è meglio capire se anche sessualmente tutto funziona bene con l’altro prima di fare il passo decisivo”.
Speriamo allora che la tua fidanzata non si ammali mai, perché se dovesse ammalarsi o paralizzarsi ti resterebbe solo il suo amore, sesso 0 o quasi 0? Anzi forse è meglio che tu non ti ammali o ti paralizzi mai altrimenti…
Visto che non lo puoi decidere tu, forse è meglio se ne trovi una che ti ama davvero… nel male, nella malattia, nella povertà!
“E poi dài, è un ricatto di voi donne, non vi interessa la castità vi interessa farci attendere…”
Che cazzata! e per dimostrare che lo è basta ribaltarla: non vi interessa amarci volete scoparci…
“Ma cosa vuole poi questa Chiesa? Che si è fissata di far rientrare i rapporti sessuali nell’ordine del matrimonio, che insiste con questo concepimento naturale. E con rapporti sessuali che non impediscano alla vita di prendere forma?”
In fin dei conti chiede solo di non sprecare il seme “gettandolo a terra”, ma di metterlo nel terreno buono dove potrà essere fecondato e dare frutti. Perché i rapporti hanno valore nella misura in cui ne ricavi qualcosa di costruttivo, qualcosa “che puoi mangiare”, insomma i frutti ti diranno se l’albero è malato o non. La chiesa chiede semplicemente al “seminatore” che dopo aver gettato la semente deve aver cura di coltivare il terreno, e non posso coltivare bene un terreno se vivo lontano da quel terreno, se non lo controllo e non lo curo nella quotidianità.
E poi comincia il lavoro di coltivare il campo che hai seminato con l’amore. Arrivano gli anni della fatica, ma vai a vedere il volto dei vignaioli nel tempo del raccolto, quando l’uva pigiata nei frantoi dona il succo prelibato del vino, festeggiato con riti secolari. Il volto gioioso del contadino ti dirà che ogni cosa si è legata armoniosamente alle altre: l’attesa del momento giusto, la semina nel terreno buono, la fatica della cura quotidiana, la lotta perché il male non intaccasse il raccolto…ogni cosa riacquista senso, e l’uomo ritrova la sua pace con il mondo e col suo Dio.
Tu saresti il privilegiato beneficiario di un dono unico, tuo per sempre (altro che diamante!): quale ti amo potrà mai rendere l’idea di questo dono? Un dono che ha affrontato la tentazione degli amori sbagliati e che ti aspetta lì, oltre la soglia di un sì, dove vive ciò che è giurato per sempre…e lo ha fatto solo per te, il suo unico e vero Amore. Ma tu, che ingolli l’ennesima birra, e mi guardi con lo sguardo compiaciuto di chi crede di avermi conquistata con discorsi all’avanguardia, moderni, futuristi, tu che credi che il mio silenzio sia un’approvazione, tu che ti illudi che domani sera uscirò con te perché nessuna ti ha mai detto di no, non sai che domani sera riceverai il tuo primo “ no” perché… io amo ancora le favole.
Cindarella