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Il nostro disegno…

Viviamo tempi depressivi; le notizie del mondo non ci aiutano a trovare serenità. E, quel che forse è peggio, ci fanno sentire impotenti: soprattutto noi italiani abbiamo dentro lo spirito del Gattopardo, quello sguardo rassegnato da troppe delusioni che toglie forze e fa sentire inutili eventuali tentativi di cambiamento… “Tanto non cambia niente”…  Oscilliamo tra rabbia sterile e depressione paralizzante.
Questo è lo spirito del tempo con cui facciamo i conti. Parto da qui, ed è una partenza già in salita. Parto dal clima in cui mi sento immerso indipendentemente da come vanno le cose nella mia vita, e che comunque rimane sullo sfondo. È più faticoso fare progetti, investire sul futuro, però è anche ciò che sento di dover fare.
Quando mi lascio prendere troppo dallo spirito del tempo, questo mi tira giù, e mi toglie forze. Ho bisogno di ritornare in me, di concentrarmi sulle possibilità della mia vita, perché lì posso fare qualcosa, quello è lo spazio che mi è dato per fare la mia parte nella vita.
Etty Hillesum scriveva: “…il nostro unico dovere morale è quello di dissodare in noi stessi vaste aree di tranquillità, di sempre maggior tranquillità, fintanto che si sia in grado d’irraggiarla anche sugli altri. E più pace c’è nelle persone, più pace ci sarà in questo mondo agitato.” Lei scriveva queste cose in un campo di concentramento.
Io fortunatamente non sono in quella condizione. Ma sento profondamente che devo coltivare me stesso. Non credo che ci sia un disegno definito da una volontà divina, ma un disegno che cambia continuamente a seconda delle tessere che ciascuno di noi disegna con la sua vita. Non possiamo governare il tutto, possiamo solo governare la nostra tessera.
Cerco di farlo nella mia vita. Cerco di portare avanti e tenere accesa la fiammella della mia candela, testimoniare possibilità, in un clima che ci parla di impotenza; trovare spazi di creatività, di iniziativa; coltivare la speranza, la bellezza, la capacità di amare.
Sempre per dirlo con Etty: “Fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati”.
Siamo piante diverse, che danno frutti diversi, ma il compito è comune. Ogni volta che lo spirito del tempo mi tira giù, provo a contrapporre l’impegno a fare al meglio il mio disegno.
Non sempre ci riesco, e questo fa parte del percorso. Ma ci riprovo.
Gianluca Boffetti

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