Nelle leggende, che ancora si narrano nei paesi della Valle d’Aosta, il diavolo ha molta parte e i montanari si gloriano parecchio di essere più furbi di lui. Uno dei più fieri avversari del demonio fu San Martino, che lasciò il suo nome a un paesetto posto all’imbocco della Valle d’Aosta. C’era una volta, da quelle parti, un villaggio di povera gente che si accontentava di lavorare magri campicelli. Ma un brutto giorno un uragano colpì con violenza e distrusse il mulino del paese.
Fu una disgrazia per tutti i poveri valligiani. Subito il diavolo ne costruì uno suo bellissimo, macchinando: «Dovranno venire da me, se vogliono macinare il grano! E io mi impossesserò senza fatica delle loro anime». Ma aveva fatto i conti senza Martino. Il santo, nella notte, ne edificò un altro con il ghiaccio. Alle prime luci del mattino, il mulino brillava come un diamante. Furioso, il diavolo gridò: «Facciamo il cambio: io ti dò il mio e in cambio voglio il tuo».
Lo scambio fu fatto. Venne l’estate: il grano maturo doveva essere macinato. Ma il mulino di ghiaccio si era sciolto. Così tutti andarono al mulino di Martino e il diavolo fu scornato e deluso. A causa dei suoi numerosi viaggi, San Martino finì con l’avere il mantello tutto strappato.
Un giorno arrivò a Issime: era domenica ed entrò in chiesa per pregare. Vedendolo con quel mantellaccio, la gente si scostava. Martino se ne accorse e, per non dar noia ad alcuno, si tolse il mantello e lo appese … a cavallo di un raggio di sole che, penetrando dalla finestra, attraversava la chiesa.
Quel prodigio indusse i valligiani a guardare Martino con altri occhi e a stringersi a lui, pieni di rispetto e di devozione.
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