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IL MIELE

Un giorno lo gnomo con cappuccio giallo si svegliò con forti dolori alla pancia. Non riusciva a stare in piedi, gli tremavano le gambe e gli girava la testa. Nella cucina, in un cassetto teneva scatolette con erbe medicinali che aveva raccolto con le proprie mani. Cercava invano qualcosa di adatto che lo avrebbe aiutato a guarire. Il problema era che aveva finito il miele, indispensabile per poter addolcire la tisana.
Uscì fuori. La giornata splendeva con i primi raggi del sole, nell’azzurro cielo profondo nuotava solo una piccola nuvoletta bianca. Non aveva voglia di andare fuori dal bosco e fare tutta la lunga strada che portava trai campi di grano, papaveri e giardini con ciliegi fioriti verso il paese degli gnomi, per comprare miele.

“Cercherò qualche nido di api selvatiche”-pensò, “Sarà anche più buono e gustoso”.
Detto-fatto. Appena prese questa decisione un lieve ronzio giunse alle sue orecchie.
Due api volavano intorno alle bianche campanelle di un mughetto. Si avvicinò con cautela seguendole. Poi chissà cosa accadde ma le perse di vista. Arrabbiato e deluso era pronto a rinunciare quando all’improvviso le vide proprio davanti a sè, spiccare volo. Cominciò a inseguirle. Le api si inoltrarono in una specie di tunnel di cespugli e lo gnomo fu costretto ad entrarci anche lui. Gli arbusti avevano pungiglioni che si attaccavano ai suoi abiti, gli graffiavano le mani ed il viso… insomma, era molto sgradevole questo inseguimento. Poi i dolori non gli davano tregua, addirittura lo fecero inciampare in una radice e cadere. Stranamente, intravide tra il fogliame della siepe un piccolo prato inondato dal sole. Sul prato alveari a forma di funghi, ma così piccoli che poteva prenderli nel palmo della mano. Incuriosito si avvicinò e vide che le api prima di entrare, si rimpicciolivano e quasi quasi diventavano invisibili. Che stregoneria è questa? – pensò confuso ed incredulo.
Ma ad un tratto si accorse che anche lui diminuiva di statura, non che prima era grande ma diventò piccolo, piccolo come un pollicino. Scorse una porticina e si intrufolò senza pensarci due volte. Che meraviglia!

Anziché trovarsi in uno spazio piccolo ed angusto si trovò in una sala ampia, così grande che non vedeva i muri ed alzando la testa per scorgere il tetto gli vennero persino dei capogiri. Ma dove sono capitato? – pensò. Davanti ai suoi occhi luccicava qualcosa simile ad un enorme sole, era in realtà un immenso lago di miele. Sulle sue rive si aggiravano api con cesti che svuotavano e poi volavano via. Come si fa ad avvicinarsi senza che nessuno se ne accorga? Se solo potessi travestirmi da un’ape.
Appena gli passò per la mente questo pensiero sentì due ali che gli sbucciavano la schiena, il corpo divenne affusolato a strisce nere e gialle, era diventato un’ape! Gli sembrava di sognare… lesto, lesto si avvicinò e con una conchiglia prese il miele. Tornando indietro cambiò di nuovo aspetto e tornò come prima.
– Cosa mi sta succedendo? Non riesco a capire. E’ possibile che i miei pensieri sono come magiche matite colorate? E’ possibile che qualsiasi cosa io disegni diventi viva? Mentre pensava a questo si avvicinò alla porticina ma non riusciva proprio a passare. La porta era piccola, lui aveva la sua abituale statura. Riuscì solo a far passare la propria mano.
– E adesso, come faccio a uscire?
In questo preciso momento un gruppo di api con cesti colmi di miele gli si avvicinarono, non c’era posto per nascondersi, non c’era neanche il tempo. Ma che cosa strana, gli passarono vicino senza reagire, come se lui fosse invisibile, addirittura una lo attraversò come se fosse aria. Allora come un lampo un pensiero lo illuminò: e se tutto era così trasparente, le uniche cose reali erano il lago di miele e la porticina.
– Che strano, questa porta che deve far passare, ostacola e ferma e i muri che devono ostacolare… hm, vediamo.
Si avvicinò con cautela, evviva! Senza nessun sforzo si trovò dall’altra parte. C’era un problema però, la conchiglia con il miele era diventata come un chicco di grano, “non serve a nulla”- si rammaricava tristemente. Ciò nonostante la portò a casa e versò il miele nella tisana.
Che delizia, era la bevanda più gustosa ed aromatica che aveva mai bevuto in vita sua. E il dolore sparì all’istante! E c’era dell’altro, il miele non finiva mai, quella piccola goccia rimaneva sempre la stessa.

L’intero villaggio degli gnomi andava da lui nell’ora del thè e non trovavano parole per esprimere la loro ammirazione per il gusto delle bevande. Volevano sapere cosa avevano di speciale per essere così buone. Lo gnomo non diceva nulla, non voleva che lo prendessero per pazzo, tanto, chi gli avrebbe creduto?
Continuava a cercare quello strano e misterioso prato con i piccoli alveari, ma non trovò più nè il tunnel dai cespugli pungenti, nè il posto con gli alveari a forma di funghi.
Darina Naumova

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