Le anfore preziose, venute in luce negli scavi del Tarantino, e i cammei con la figura di Bacco, dicono quale importanza abbia avuto anche nel passato per questo popolo la ricchezza vinicola, che ha reso la regione famosa nell’antichità. Quando il giovane dio Bacco approdò in Puglia, con il suo corteo di fauni e baccanti, navigando dalle coste della Magna Grecia, vi trovò dei campi sassosi dove cresceva una vegetazione scarsa e stentata. «Che terra!» esclamò seccatissimo. E con il calzare dorato fece saltare lontano i sassi aridi e la terra arsa e bruciata dal sole. «Ma guarda un po’» esclamò poi meravigliato «qui almeno c’è un ramoscello ancora verde! Deve essere resistente se non è seccato in questa terra inospitale». Lo raccolse e lo considerò pensoso: «Salviamo almeno questo» decise. E, scavata una buchetta nel terreno, ve lo piantò. Poi andò a cercare un po’ d’acqua per innaffiarlo e per ammorbidire il terreno intorno alla pianta. Ma quando tornò, il vento impetuoso in questa zona senz’alberi aveva già sradicato il ramoscello e lo stava trascinando via. « Per Giove » gridò sdegnato «qui bisogna correre ai ripari!» Cercò un sostegno; ma non vi erano che sassi; non un bastoncino, non una canna … Qua e là tra le pietre, biancheggiavano solo ossa di animali divorati dai lupi. Ne scelse tre e ne fece sostegno alla piantina. Erano un osso di leone, uno di scimmia e uno di maiale. Poi Bacco riprese il viaggio per il mondo. Il ramoscello crebbe e diede bellissimi grappoli. Ma la pianta aveva assorbito le caratteristiche dei tre ossi che l’avevano sostenuta. Gli uomini se ne accorsero quando spremettero l’ uva e assaggiarono l’ottimo vino che ottennero.
La prima coppa li rendeva coraggiosi come il leone, la seconda gai e divertenti come le scimmie, ma la terza, ahimè, li faceva terribilmente somigliare al maiale. Così i Pugliesi spiegano ai forestieri le caratteristiche e i pericoli dei loro fortissimi vini.
Chantal galli
Fonte: www.schule.suedtirol.it