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Il coraggio di Lucia

Lucia Annibali mi ha sempre colpito, da quando vidi le immagini che la ritraevano, completamente fasciata e distesa tra le lenzuola verdi della terapia intensiva, muovere un braccio sottile al ritmo di All This And Heaven Too di Florence + The Machine. Era reduce dall’ennesima operazione, quasi sei mesi dopo la sera di un anno fa in cui due sicari, per cancellarle la faccia, le gettarono addosso 400 centilitri di acido solforico al 66%. Prima dell’aggressione Lucia Annibali era una ragazza molto carina che faceva l’avvocato. Ora è una donna che irradia fascino, forza, grazia e bellezza.
Probabilmente non le fa piacere essere diventata un simbolo, ma accetta con una dignità e un coraggio straordinari quel che le è successo.
L’uomo che ha cercato di distruggerla, un collega di Pesaro che Lucia aveva lasciato dopo una relazione burrascosa, sabato 29 marzo scorso ha ricevuto vent’anni di carcere. Molti hanno parlato di condanna esemplare. Lei non ha esultato ma ha detto con fermezza che la sentenza è giusta e che vuole solo guardare avanti. Che Lucia Annibali fosse una persona non comune l’ho capito fin dalle prime interviste. Ha sempre affermato che quel che le è capitato l’ha resa libera. Ha fatto intendere di essere stata prigioniera di un amore sbagliato, negativo, distruttivo. Ha raccontato di essere molto più felice oggi, col suo viso segnato e la consapevolezza di sé e di ciò che davvero conta. Nelle sue parole non c’è retorica.
“Io esisto, ed esisto a tal punto che la ferita che mi hanno imposto non solo non mi fa vacillare, ma aumenta la mia coscienza di appartenermi, di essere mia”, ha detto qualche mese fa a un gruppo di ragazzi di Parma. E’ la contemporanea incarnazione , dolorosa e potente, dell’ ”io sono mia” che per generazioni è stato il motto del movimento delle donne.
Sul sentimento che troppo spesso è l’alibi di picchiatori e persecutori ha detto: “Esiste solo un tipo di amore: quello buono, quello che ti rende felice e migliore…che ti arricchisce e ti fa crescere”. E’ semplice: non è amore quello che ci rende peggiori e ci fa soffrire. Eppure tante persone lo dimenticano.
“Vorrei essere un aiuto per le altre donne vilipese e per tutti coloro che debbono sopportare una diversità. Il mio corpo è ancora ferito ma ci sono lacerazioni ancora più profonde, che restano dentro, dentro, dentro… Forse il coraggio è sopportare l’insopportabile. Ma già nelle ore di buio all’ospedale io parlavo con me stessa: è già un’ingiustizia enorme essere ridotta così, se cedo e mi lascio andare l’ingiustizia sarà ancora più grande”.
Chissà se Lucia Annibali ha tradotto la canzone al ritmo della quale muoveva il braccio su quel letto d’ospedale: “Le parole non sono mai state così utili finchè non ho iniziato a urlare in una lingua che non sapevo neppure esistesse”, dice All This And Heaven Too.
Giorgio Napolitano ha nominato l’avvocato Lucia Annibali Cavaliere al Merito della Repubblica, e raramente un’onorificenza è sembrata più carica di significato. La foto del presidente che le bacia la mano, scattata l’otto marzo scorso al Quirinale, per me è la foto dell’anno. “Prima ero carina, ma così triste. Non stavo vivendo la mia vera vita. Sono molto più felice ora, con questa faccia a cui mancano ancora dei pezzi”. Le cose belle non muoiono mai. A Lucia, a me, a tutti voi che leggete, ai suonatori, ai sognatori, ai coraggiosi, purchè sia vita.
Jù.
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