_«Ti ostini a non capire, Alberto. È finita. La lotta, il movimento, è finito, finito tutto. Genova non è un inizio, ma una tomba, sì, Genova è stata una tomba. E non per me, o per te, è la fine per tutti, un’intera generazione, spazzati via come quelli che cento anni fa erano costretti a uscire per primi dalla trincea, correre verso la linea nemica consapevoli del loro destino, una mitragliata e via, avanti gli altri, ci stanno già spazzando via ancora prima di poterci alzare, faranno di tutto, qualunque mezzo, per toglierci un potere che non abbiamo mai avuto.»_
E’ uscito il 7 ottobre, per la collana I superflui il nuovo romanzo di Giuseppe Imbrogno, “Quello che abbiamo vissuto”.
Il romanzo racconta di Cristina e Alberto, del loro matrimonio non davvero voluto; di un figlio cercato come panacea del loro rapporto, accantonato per anni e poi avuto troppo tardi; di una ricerca di identità ritrovata ma pericolosa perché troppo vicina all’orrore del G8 di Genova, che ha visto Alberto in prima linea.
Tutto gira intorno a una domanda: quali conseguenze ha comportato quel periodo, quella grande sconfitta, su tutti noi singoli e collettività?
Giuseppe Imbrogno (1976) è nato e vive a Milano, dove si divide tra la scrittura e la progettazione sociale.
Il suo romanzo d’esordio _Il perturbante_ (Autori Riuniti, 2017) è stato finalista al Premio Calvino 2016, dove ha ottenuto la menzione speciale della giuria, e al Premio Carver 2018. Collabora con Gli stati generali, cheFare, Animazione sociale; ha pubblicato racconti e articoli sulle riviste Marla, Nuova Prosa, Cadillac.