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Guardare la bellezza

Faccio le mie passeggiate veloci per benessere fisico, ma per il benessere psicologico ho bisogno di camminare anche lentamente. Ho bisogno di guardare la vita che scorre e di far entrare in me le immagini che mi colpiscono… sguardi contemplativi più che futuristi.
Anni fa chiesi a mio marito di darmi una lezione di disegno. Lui mi mise davanti una caffettiera, una tazza e una mela, appoggiati su fogli bianchi. Mi diede alcune indicazioni, ma soprattutto mi disse che dovevo guardare. Cominciai a guardare e a seguire le sue indicazioni. Dopo un po’ ero totalmente immersa nelle linee della caffettiera, affascinata dai giochi di luci e ombre, concentrata nel cercare di riprodurre quelle linee e quelle forme. Ma la cosa più stupefacente fu che, dopo un po’, quei tre oggetti erano diventati bellissimi, ricchi di dettagli, di sfumature… Erano diventati un mondo. Un mondo non statico, perché spostando leggermente i fogli bianchi cambiavano anche i giochi di luci, dando al tutto sfumature diverse. Non mi stancavo di guardare, affascinata.
Ecco, quell’esperienza è diventata per me una metafora della vita. Il quotidiano che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, che conosciamo in superficie, nel momento in cui ci soffermiamo a guardarlo davvero si dischiude e ci mostra la sua ricchezza.
Come racconta una storia zen: prima dell’illuminazione, gli alberi erano alberi, la terra era terra, il cielo era cielo. Dopo l’illuminazione, gli alberi erano alberi, la terra era terra, il cielo era cielo. Ma che differenza!
Per me guardare davvero è aprire una porta che sembra stretta e angusta e ritrovarsi a rimirare l’orizzonte infinito. E’ un clic che scatta, sorprendente. Ho bisogno di quegli sguardi per ritrovare il centro; ho bisogno di quegli sguardi di bellezza per stare in equilibrio sulle difficoltà e sulle angosce della vita; ho bisogno di quegli sguardi perché mi danno ossigeno per respirare a pieni polmoni.
So bene che non c’è solo bellezza intorno a noi. Ma io la cerco, perché mi fa stare bene, mi cura.
Tempo fa stavo entrando in ospedale, dove lavoro. Nel tratto tra il parcheggio e l’ingresso ci sono dei prati;  vedo un brillio e mi fermo a guardare. C’era della rugiada sui fili d’erba e sulle foglie dei trifogli, e il sole colpiva quelle gocce facendole sembrare diamanti colpiti dalla luce. Era bellissimo. Uno spettacolo in pochi centimetri quadri. Ho iniziato a lavorare portando con me quella vista, quella gioia.
Se ho dentro di me il calore della bellezza della vita, posso provare a reggere il male della vita, il dolore che incontro. La ricerca della bellezza scalda me e credo che arrivi a scaldare un po’ anche le persone che accompagno per un tratto del loro percorso.
Così continuo la mia ricerca, tutti i giorni, nello stupefacente quotidiano.
Serena

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