I mutamenti profondi del 1817
Il 1817 fu per il Leopardi, che giunto alle soglie dei diciannove anni aveva avvertito in tutta la sua intensità il peso dei suoi mali e della condizione infelice che ne derivava, un anno decisivo che determinò nel suo animo profondi mutamenti. Consapevole ormai del suo desiderio di gloria e insofferente dell’angusto confine in cui fino a quel momento era stato costretto a vivere, sentì l’urgente desiderio di uscire, in qualche modo, dall’ambiente recanatese. Gli avvenimenti seguenti incideranno sulla sua vita e sulla sua attività intellettuale in modo determinante.
La corrispondenza con Pietro Giordani
Sempre nel 1817 egli scrisse al classicista Pietro Giordani che aveva letto la traduzione leopardiana del II libro dell’Eneide e, avendo compreso la grandezza del giovane, lo aveva incoraggiato. Ebbero inizio così una fitta corrispondenza e un rapporto di amicizia che durerà nel tempo. In una delle prime lettere scritte al nuovo amico, datata 30 aprile 1817, il giovane Leopardi sfogherà il suo malessere, non con atteggiamento remissivo ma polemico e aggressivo: «Mi ritengono un ragazzo, e i più ci aggiungono i titoli di saccentuzzo, di filosofo, di eremita, e che so io. Di maniera che s’io m’arrischio di confortare chicchessia a comprare un libro, o mi risponde con una risata, o mi si mette in sul serio e mi dice che non è più quel tempo […] Unico divertimento in Recanati è lo studio: unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il resto è noia ». Egli vuole uscire da quel “centro dell’inciviltà e dell’ignoranza europea” perché sa che al di fuori c’è quella vita alla quale egli si è preparato ad inserirsi con impegno e con studio profondo. Nell’estate 1817 fissa le prime osservazioni all’interno di un diario di pensiero che prenderà poi il nome di Zibaldone, in dicembre si innamorerà per la prima volta della cugina. Pietro Giordani riconosce l’abilità di scrittura di Leopardi e lo incita a dedicarsi alla scrittura, inoltre lo presenta all’ambiente del periodico «Biblioteca Italiana» e lo fa partecipare al dibattito culturale tra classici e romantici. Leopardi difende la cultura classica e ringrazia Dio di aver incontrato Giordani che reputa l’unica persona che riesce a comprenderlo.
Il primo amore
« Oimè, se quest’è amor, com’ei travaglia! »
(Il primo amore, v.3)
Nel luglio del 1817 il Leopardi iniziò a compilare lo Zibaldone, nel quale registrerà fino al 1832 le sue riflessioni, le note filologiche e gli spunti di opere. Lesse la vita di Alfieri e compilò il sonetto “Letta la vita scritta da esso” che toccava i temi della gloria e della fama. Alla fine del 1817 un altro avvenimento lo colpì profondamente: l’incontro, nel dicembre dello stesso anno, con Geltrude Cassi Lazzari, una cugina di Monaldo, che fu ospite presso la famiglia per alcuni giorni e per la quale provò un amore inespresso. Scrisse in questa occasione il “Diario del primo amore” e l’”Elegia I” che verrà in seguito inclusa nei “Canti” con il titolo “Il primo amore”. Una presa di posizione anti-romantica
Giacomo Leopardi, incisione su rame di Gaetano Guadagnini, dal ritratto di Luigi Lolli (1830). Fra il 1816 e il 1818 la posizione di Leopardi verso il Romanticismo, che stava suscitando in quegli anni forti polemiche e aveva ispirato la pubblicazione del Conciliatore, va maturando e se ne possono avvertire le tracce in numerosi passi dello Zibaldone e in due saggi, la Lettera ai Sigg. compilatori della “Biblioteca italiana” scritta nel 1816 in risposta a quella di Madama la baronessa di Staël e il Discorso di un italiano attorno alla poesia romantica, scritto in risposta alle Osservazioni di Di Breme sul Giaurro di Byron. Le due opere mostrano l’avversione, sul piano più strettamente concettuale, al Romanticismo. La posizione di Leopardi rimane fondamentalmente montiana e neoclassica. Tuttavia, come si vedrà, quello che professava sulla pagina critica si rivelerà poi profondamente diverso dai risultati ottenuti nella poesia, dove i temi e lo spirito saranno invece perfettamente in sintonia con la mentalità romantica. Aveva intanto scritto le due canzoni ispirate a motivi patriottici All’Italia e Sopra il monumento di Dante che stanno ad attestare il suo spirito liberale e la sua adesione a quel tipo di letteratura di impegno civile che aveva appreso dal Giordani. Il suo materialismo ateo si pone in contrapposizione al Romanticismo cattolico predominante, dal quale lo separavano notevolmente anche il suo rifiuto di ogni speranza di progresso nella conquista della libertà politica e dell’unità nazionale, la sua mancanza di interesse per una visione storicistica del passato e per le esigenze di popolarità e di realismo nei contenuti e nella lingua.
Fonte: Vikipedia