Serata inquieta
sospesa tra l’essere ed in non essere.
Fuori nebbia fitta, lanugine fine dorata che va formandosi a ragnatela su prati e tetti.
Qualche gatto miagola in lontananza
latrati di cani arrivano attutiti.
Piange Vittoria, nulla la consola
sprofonda il viso nel grembo
le carezzo la nuca, massaggiandole la schiena.
Come folgore arriva “Testa ricciuta”
osserva la sorella, chiamandola per nome
le sfiora un ginocchio
sentendone l’amarezza e la tristezza
inclinando il capo
pensierosa
inizia a ballare, a batter mani
facendo piroette e trilli
fin a quando non la sente ridere
di un riso amaro misto a lacrime.
Acquietandosi, prendendo pace
riuscita nell’intento, rapita da giochi e balocchi
se ne va per altre scie, donando sorrisi
gorgheggi e mugolii.
Ravvivate da fila invisibili
unite da gesto d’amore profondo e sincero
ansimanti
confluendo fra l’onde in spuma
veleggiano unite.
Milena, la mamma di Vittoria e Celeste