“Noi non saremo mai gente civile, grida l’Abbè in Parlamento – fino a che il Sindaco, ricevendo i giovani sposi, non consegnerà loro, insieme al libretto di famiglia, il libretto di un alloggio, che dia la sicurezza di una casa per i primi difficili anni”. Ma il suo progetto è respinto dopo un dibattito durato fino a notte fonda. Quella notte il freddo a Parigi precipita improvvisamente a -10°. Una famiglia per cui i compagni di Emmaus stanno fabbricando una casa, abita ancora in una carcassa di automobile. Il bambino di pochi anni muore di freddo, tra papà e mamma. Lì Abbè Pierre scrive singhiozzando al Ministro: “Signor Ministro, oggi alle 14 si darà sepoltura a un piccolo che è morto di fredde mentre la Camera respingeva le “città d’urgenza”. Sarebbe bene che voi partecipaste a questo funerale”. Il Ministro, un uomo buono e sincero, viene. Segue a piedi per 2 Km la piccola bara del bimbo morto di miseria. “Si sarebbe detto un funerale nazionale, un funerale della vergogna nazionale”, commenta un giornale. Il Ministro rivede l’Abbè Pierre, visita “i cantieri dei poveri” che preparano la casa ad altri poveri. Le “città d’urgenza” sono approvate con un credito di 10 miliardi. Angelo Bonanomi.