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Gennaio 1985: ondata di freddo (1^parte)

Il gennaio 1985 è stato uno dei mesi più freddi della storia in Italia e in molte aree dell’Europa dal punto di vista meteorologico, con temperature ovunque abbondantemente al di sotto delle medie stagionali fino al giorno 17 per l’ondata di freddo che la caratterizzò assieme all’omonima concomitante “nevicata del secolo” nel nord Italia.
Nella prima parte del dicembre 1984, l’anticiclone russo-siberiano non si spinse oltre il mar Caspio mentre in Europa occidentale permanevano condizione d’alta pressione con centro sui Balcani, che determinava in tutta Italia temperature sensibilmente superiori alle medie stagionali. Perfino in Scandinavia, le temperature scendevano difficilmente sotto lo zero per un vigoroso flusso di correnti miti sud-occidentali che raggiungevano anche le alte latitudini europee (isoterme a 1500 metri del 1, 8 e 14 dicembre). Ad esempio martedì 11 dicembre Torino Caselle registrò una massima di +17,6 °C, una massima che sembrava più tipica di aprile che non di dicembre (per dicembre la massima normale è di circa di +8 °C). Nell’ultima parte del mese, si approfondì un’intensa depressione a est della Sicilia (isobare del 25 dicembre), che determinò insistenti piogge torrenziali sulle regioni joniche e in Basilicata, con neve sui relativi rilievi e nelle zone interne della Puglia; l’aria fredda richiamata da questa bassa pressione portò la neve anche in Lombardia (15 – 20 cm).
Sembrava probabile che l’aria polare dell’anticiclone-russo siberiano potesse entrare dalla porta della bora direttamente nel Mar Mediterraneo, dove avrebbe colpito soprattutto le regioni adriatiche e meridionali.
1°- 4 gennaio: aria artica sull’Italia
Nei primi giorni del gennaio 1985, lo scenario meteorologico europeo cambiò. Un improvviso riscaldamento della stratosfera (stratwarming) provocò un rapido riscaldamento dell’aria sovrastante alla Groenlandia. Questo causò la rottura del vortice polare, al cui posto si formò un’insolita area di pressioni alte e livellate, in congiungimento con l’Anticiclone delle Azzorre che si dispose in senso meridiano fino a raggiungere il Polo nord. A questo punto l’aria artica marittima, fredda e umida, poté giungere sul Mediterraneo scendendo lungo il lato occidentale del continente europeo ed entrando in Europa occidentale a più riprese attraverso la valle del Rodano, grazie ad un’area di bassa pressione che si stava approfondendo sui Paesi Bassi. Il 1º gennaio il tempo risultava stabile e soleggiato sulle regioni settentrionali, sulla Toscana, sull’Alto Lazio e sulla Sardegna, con ventilazione da debole a moderata nord-orientale, temperature minime quasi ovunque prossime allo zero e massime tra i 5 e i 10 °C. Sulle regioni del medio e basso versante adriatico, sul Lazio meridionale e su tutte le regioni meridionali il cielo si presentò da parzialmente nuvoloso a molto nuvoloso con piogge e nevicate sparse, anche a quote molto basse.
Il 2 gennaio l’aria artica, proveniente dal Mare di Kara in Russia settentrionale cominciò a scendere verso l’Europa. Le temperature scesero repentinamente in modo vistoso: giorno di ghiaccio a Bolzano e Torino, che registrarono massime rispettivamente di -1,8 °C e -1 °C. Intanto fronti freddi collegati all’aria artica cominciavano a scendere dalla Scandinavia, portando condizioni di tempo perturbato sull’Italia. Neve con accumulo di 2 cm a Grosseto (non accadeva dal 1963), su quasi tutte le zone interne peninsulari e lungo tutta la costa adriatica. Il 3 gennaio s’intensificò il freddo. A Torino la minima crollò a -10,5 °C. In nottata, nevicò addirittura sull’Isola d’Elba e sul suo capoluogo Portoferraio. Il 4 gennaio, temperature basse su tutta l’Europa e l’Italia, ma non da primato. Tuttavia insistettero le nevicate sulla Toscana nord-occidentale (compresa la Costa apuana e la Versilia), sulla Sardegna (ad Alghero, dove non accadeva dal 1971) e anche sui rilievi dell’Isola d’Ischia.
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Fonte Wikipedia

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