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“Fire with fire”

Jeremy è un vigile del fuoco che, con il resto della sua squadra, ha appena terminato un servizio notturno. Decidono così di tirare l’alba con i festeggiamenti in casa di uno di loro. Breve sosta per un po’ di rifornimento di carburante e tappa in un piccolo supermarket per acquistare alcuni generi alimentari. Entrato nel negozio, Jeremy assiste al brutale omicidio del gestore e del figlio di quest’ultimo; eccidio operato dal capo di una potente gang criminale (che esalta la supremazia ariana) e capeggiata dal pericoloso Neil Hagan.
Per miracolo riesce a scampare e viene soccorso dai suoi amici.
La mattina seguente viene convocato a rapporto dalla Polizia per il riconoscimento dell’autore dei delitti. Cosa che lo costringerà ad essere inserito in un super programma di protezione testimoni, ad emigrare da Long Beach a New Orleans e a ritrovarsi con una carta d’identità praticamente cancellata.
A pochi giorni dal processo contro Hagan, Jeremy (che nel frattempo ha stretto una relazione con il vice sceriffo Talia Durham, una coraggiosa tiratrice scelta), viene assalito da una squadra di criminali. E non sarà l’ultima volta.
Le forze dell’ordine decidono così di trasferirlo nuovamente in un posto ancora più distante; ma qualunque destinazione per lui non sarà mai sicura abbastanza. Una telefonata di Hagan (ma è proprio così influente da rintracciare anche i super protetti?) avvisa Jeremy che tanto lui quanto la sua fidanzata non avranno mai un posto sicuro.
Al povero vigile del fuoco non resta che farsi giustizia da solo. Tornerà a Long Beach con un solo obiettivo: uccidere una volta per tutte Hagan. Il tenente Mike Cella (Bruce Willis), quasi compiaciuto, scoprirà la cosa ma senza interferire più di tanto (non è riuscito, anni prima, a catturarlo e ha dovuto subire la perdita di validi collaboratori). “Fire with fire” è il classico film d’azione concentrato, in tutto e per tutto, sui personaggi. Interpreti tanto impegnati in sequenze d’azione (e qui il regista David Barrett ha da insegnare, vista la sua innata tendenza a realizzare questo genere di sequenze e il suo passato di coordinatore e pilota di stunt in svariate pellicole), quanto votati a coltivare rapporti interpersonali (il profondo legame di amicizia che lega Jeremy ai colleghi di lavoro, nonché la storia d’amore con Talia).
Pur non trattandosi di un lungometraggio dalle particolari qualità narrative ed esplorando tematiche di ordinanza, il film è discreto; arricchito dalla presenza di un cast di comprimari di degna menzione e che sfoderano performance di buon livello.
La voglia di riscatto del protagonista (il Josh Duhamel della serie “Transformers” e del thriller horror “Turistas”), la star internazionale dalla ampia gamma di ruoli e icona mondiale delle pellicole d’azione (Bruce Willis, anche se qui in un ruolo non primario o da protagonista), l’agente Talia (a cui dà volto Rosario Dawson, moglie di Alessandro nel film storico “Alexander”) e lo spietato Hagan, intelligente ed estremamente crudele, dalla caratterizzazione molto sottile (interpretato da Vincent D’Onofrio, la recluta squilibrata nella guerra del Vietnam nel film di Stanley Kubrick “Full Metal Jacket”). Scegliendo un finale che può essere visto come l’appello ad un’esistenza libera ed incondizionata, volta alla strenua difesa di chi ci è più caro, non dimentichiamoci però che ci sono pur sempre dei limiti oltre i quali non ci è concesso di andare. E, se dovessimo scordarcelo, beh … c’è sempre la Giustizia a fare il suo dovere.

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