Affiorano in superficie come organza nera sul cuore, vicoli senza luce e lì ..
dove muore il giorno d’un tempo ormai rappreso,
s’inchiodano le ore Trine appesa in balìa dal vento
è il mio silenzio e dentro ad un tramonto già scheggiato
dove tutto resta in ombra
disperdo con le mani protese come ventagli aperti
nuvole d’amore che toccan la tua essenza.
Vago muta ai margini di quel confine come un vagabondo senza meta
tra gli ultimi raggi di un sole che scompare
annusando il profumo dai contorni del cielo.
Respiro quel che resta dei pensieri
racchiudendolo con gli occhi in scatole d’avorio
e fino all’ultimo batter di ciglia dentro
a sguardi deserti e forme senza nome
scorreran dalle guance al cuore.
M’avvolgo con lenzuola d’ambra in riverberi lontani
imbavagliando l’urlo che freme soffocato giù in gola..
Rosa L. da Gottolengo (Bs)