Ho sempre considerato dicembre il mese più bello dell’anno, naturalmente perché racchiude tutte le festività Natalizie, per un credente penso sia il massimo della gioia poter festeggiare l’arrivo del figlio di Dio, una luce che rischiara il cammino di noi tutti, per lo meno per me lo è; ma quest’anno dicembre è stato talmente frenetico che non mi sono nemmeno reso conto di essere arrivato al primo gennaio del 2022 (giorno in cui sto scrivendo), abbiamo già sorpassato perciò tutte le festività principali; il pranzo di Natale e Santo Stefano sono stati sicuramente splendidi, soprattutto perché passati in compagnia di persone che da tempo non vedevamo e a cui vogliamo molto bene, ma lo stato d’animo mio e di mia moglie non era idoneo a recepire la magica atmosfera che normalmente il Natale riesce a trasmettere; per colpa mia, ho sconvolto completamente la mia vita, e di conseguenza anche quella di mia moglie.
All’inizio di dicembre abbiamo traslocato, cambiando paese oltre che casa, era da tempo che stavo riflettendo su questa scelta così importante e radicale, maturata dal fatto che ero arrivato ad un punto della mia vita in cui mi sentivo estraniato nella nostra azienda agricola; voglio ricordare che sono, anzi ero contitolare di un allevamento di vacche da latte, assieme a mio fratello (che non ho mai nominato in nessun mio racconto essendo lui di natura molto riservato), e suo figlio; ci tengo a precisare che la colpa non è stata la loro ma soltanto mia.
Non ho voluto adeguarmi ad un sistema in cui l’informatica ha preso il sopravvento, tutto è diventato un programma, un software: le visite del medico veterinario, l’armadietto dei medicinali, il piano alimentare, la fatturazione ecc ecc. Il computer ha sostituito il nostro cervello, le vacche hanno un codice non un nome, ed io ho cominciato a sentire sempre di più la mancanza di Guendalina, Teresina, Gina; di quando i nostri animali avevano un nome che me li faceva sentire famigliari, non solo bestie.
Ammetto che l’introduzione in azienda di questi moderni strumenti di allevamento e conduzione, hanno notevolmente migliorato l’efficienza aziendale, ma tolto umanità al rapporto con gli animali, che sono si trattati sempre meglio con spazi più ampi e dotati di molti comfort (spazzolatura automatica, controllo elettronico della temperatura ambientale, acqua di abbeverata riscaldata in inverno ecc ecc), ma più estranei, più lontani dalla nostra conoscenza personale, fino a qualche anno fa di ogni nostra vacca conoscevo vita, morte e miracoli: le vedevo nascere, crescere e partorire a loro volta, adesso con il numero di animali che abbiamo, tutto ciò, è diventato impossibile.
Se da un lato l’introduzione dei sistemi informatici ha apportato delle migliorie, dall’altro lato il continuo cambiamento di codici e password per l’accesso ai vari siti statali, sta mettendo a durissima prova anche il più preparato e tranquillo allevatore, perfino mio nipote (figlio di mio fratello), comincia a lamentarsi pesantemente, nonostante sia nato e cresciuto nell’era del computer e lo sappia usare egregiamente, si lamenta del fatto che la burocrazia digitale stia diventando quasi insostenibile.
Sostanzialmente è il motivo principale per cui le aziende di dimensioni contenute stanno chiudendo i battenti; non tutte le persone di una certa età sanno usare con disinvoltura il computer (o ne posseggono uno), e sono costrette loro malgrado a chiudere. Per i motivi sopra descritti e qualcun altro che non mi dilungo a chiarire, ho preso la sofferta decisione di ritirarmi dalla società agricola di cui ero contitolare; prima naturalmente ne ho parlato con mia moglie, che non ringrazierò mai abbastanza per la comprensione e l’immenso amore dimostrato nei miei confronti accettando di cambiare paese e casa.
La decisione di non rimanere più nella casa attigua all’azienda in cui lavoravo, è stata dettata dal fatto che non potevo stare a guardare mio fratello e suo figlio lavorare come bestie senza sentirmi in colpa, senza dar loro una mano. Un ringraziamento particolare va proprio a loro: qualche mese fa quando gli ho comunicato la decisione di ritirarmi e sconvolgere perciò l’intero assetto aziendale, erano rimasti sbigottiti per non dire sconvolti, eppure, nonostante ciò, hanno accettato e rispettato la mia decisione, tutti i vari e complicati conteggi si sono svolti con serenità e senza alcuna discussione, questo avviene quando le persone hanno in dono una grande intelligenza.
Ci siamo trasferiti (io e mia moglie), da Fiesse, mio paese natio, a Remedello, agli inizi di dicembre, avendo promesso a mio fratello e mio nipote che sarei rimasto in azienda fino la fine del 2021, l’ultimo mese l’ho passato da pendolare. È stato un’incubo, mi alzavo alle 03.30, usavo per gli spostamenti la panda di mio padre che quest’anno ha compiuto trent’anni, la luce dei suoi fari assomigliano a lanterne, e per tutto dicembre la nebbia è stata tremenda, la strada San Pietro-Remedello e talmente brutta e tortuosa da assomigliare ai gironi dell’inferno, mentre guidavo pregavo di arrivare sano a destinazione. Unica consolazione: essendo stata l’auto di mio padre, sentivo che parte di lui era con me, non viaggiavo da solo e questo mi consolava e tranquillizzava.
Oggi, primo giorno del 2022, inizia per me e mia moglie una nuova vita, devo riordinare le idee, definire nuovi progetti, la prima cosa che sicuramente farò, è quella di iscrivermi alla locale sezione AVIS, finalmente potrò ricominciare a donare sangue; è un gesto utile agli altri, ma che gratifica noi stessi in modo indescrivibile, provare per credere.
Buon Anno a Tutti (meno ai delinquenti ed ai farabutti).
Giordano