Penso che la fortuna più grande sia quella di sposare la persona giusta; in questo caso la strada della vita, anche se tortuosa e piena di buche, sarà sempre percorribile serenamente; le difficoltà sono divise in due e le gioie moltiplicate. Io sono stato fortunato perché ho sposato veramente una brava persona. La frase che dà il titolo a questo mio breve racconto: finché morte non vi separi, è una di quelle che fanno molto riflettere e prospettano un grande impegno; ci fu pronunciata, quando io e la mia metà ci siamo uniti in matrimonio, da un grandissimo sacerdote: Don Luigi Corrini (scomparso non molto tempo fa ), arciprete di Verolanuova, paese di mia moglie; era un uomo di fede di quelli che non ti scordi più. Negli incontri prematrimoniali mi colpì molto la sua determinazione e chiarezza nello spiegare i vari argomenti trattati; una sera ci disse che quando veniva a conoscenza che, una coppia da lui sposata, aveva deciso di separarsi, per lui era come prendere una pugnalata nella schiena; a testimonianza di quanto ci tenesse alle coppie da lui unite.
Ogni volta che l’incontravamo si fermava sempre a parlare con noi:< tutto bene in famiglia? La bambina cresce bene? Adesso che scuola frequenta? E il mais l’hai già seminato?> Le sue non erano domande di circostanza, da bravo pastore quale era, gli interessava veramente sapere come stavano le sue pecorelle.
Mia figlia ed il suo compagno, hanno deciso di sposarsi in giugno, quando l’hanno detto a me e mia moglie siamo rimasti molto contenti, (basta non pensare alle spese che ne conseguono), premetto che convivono da tre anni e hanno una bambina di due, una meravigliosa creatura che ha rubato il cuore a tutti noi; oggigiorno sembra essere una prassi convivere prima del matrimonio, personalmente sono favorevole. Secondo me, solo vivendo sotto lo stesso tetto si riesce a capire se si è veramente fatti l’uno per l’altra anche se i figli sarebbe meglio rimandarli dopo essersi sposati altrimenti queste povere creature rischierebbero di pagare pesanti conseguenze per errori fatti dai loro genitori. Ricordo quando mia figlia andava a scuola, nella sua classe, c’erano due ragazzini figli di genitori separati; avevano gli occhi sempre malinconici, raramente li vedevo sorridere; un giorno li andava a prendere il nonno, un giorno la zia, un giorno lo zio; una volta dimenticavano i libri a casa di uno, una volta a casa dell’altro; sembravano dei pacchi con destinatario sconosciuto, mi dispiaceva moltissimo vederli sballottati da una parte all’altra.
Adesso che giugno si avvicina, mia figlia è sempre più agitata, nervosa, si accende come un fiammifero per banali discussioni; mi ha fatto comprare un abito di un determinato colore perché deve essere in pendant con quello dei testimoni, il fiore all’occhiello deve essere in tinta con quelli che addobberanno la Chiesa. Io dico una cosa: ma chissenefrega dei colori, delle tinte, della giarrettiera della sposa (sembra che oggigiorno sia indispensabile), non discuto che bisogna essere eleganti, ma perché non concentrarsi maggiormente sulla straordinaria importanza del matrimonio? Visto che si sposeranno in Chiesa (con grandissima gioia mia e di mia moglie), il loro non sarà un semplice contratto, ma un Sacramento; perciò è amare l’altro in modo totale, come Dio ama noi; è considerare la famiglia che ne segue, il centro, il fulcro, il perno della vita dei suoi componenti. Mia zia Orsola spesso mi ripeteva: “sposarsi è come accendere un focolare assieme, ogni giorno la coppia per tenere accesa la fiamma, deve mettere sul fuoco un po’ di affetto, di stima, di dialogo, dei piccoli gesti d’amore”. Parole Sante, mi viene da dire.
Tutto il resto, gli abiti stupendi, i fiori, gli addobbi, i vari ghirigori, sono la cornice e tale deve rimanere; il quadro sei tu e il tuo compagno, e credimi figlia mia adorata, tu non hai bisogno di fronzoli per essere bella, né fuori, né dentro; la natura è stata molto benevola nei tuoi confronti, ed anche nei nostri.
Il papy
Giordano