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FIAT 130, COUPÈ IN DOPPIO PETTO

La vettura protagonista dell’articolo, è l’ultima due porte Fiat prodotta in serie, a montare un motore V6, a disporre della trazione posteriore e del cambio manuale. Credo basti la descrizione seppure breve della riga sopra per far venire voglia perlomeno di conoscerla meglio.
Siamo nel 1971 quando la casa torinese inserisce nei listini la 130 coupé, derivata da un punto di vista meccanico dalla berlina, dalla quale eredita il motore V6 portato a 3.2 litri, che non è di derivazione Ferrari come spesso viene detto. Fu Aurelio Lampredi (un ex Ferrari) a mettere a punto il propulsore, ma non c’è parentela diretta con il cavallino rampante. Le linee furono opera di Pininfarina, il risultato è un profilo perfettamente filante ed armonioso. Un frontale ed un posteriore che si intonano benissimo con il resto della vettura.

La 130 coupé è davvero a mio avviso bellissima. Siamo negli anni 70, per cui le linee a cuneo sono diffuse a quell’epoca, ciò nonostante in questo caso, da qualsiasi lato la si guardi la 130 non stona. Può piacere o meno ma il lavoro è stilisticamente eccelso.
Il cambio poteva essere un tre marce automatico della Borg Warner, la stessa casa che forniva i cambi anche alla Maserati a quei tempi oppure manuale a cinque marce.
Sempre meglio avere tre pedali per privilegiare il piacere di guida. Il caso volle però che l’esemplare che ebbi in uso tanti anni fa montasse il Borg Warner automatico.
Devo dire che la gioia di guidare ne risente pesantemente purtroppo, si parla di cambi automatici meccanici, di circa cinquanta anni fa.
165 cv di potenza a 5600 giri, davvero una cavalleria notevole per allora.
Montava un carburatore Weber DFC 6.

I carburator… chissà quanti adolescenti di oggi sanno cosa sia un carburatore. Sino a non tanto tempo fa i ragazzini amavano armeggiare con i motori. La 130 era un’auto con prestazioni più che soddisfacenti, sfiorava i 200 km/h !
Se dobbiamo trovarle un difetto, i consumi, erano allucinanti circa 3 km/l.
Praticamente peggio di un V8 di una muscle car. Bellissimo il doppio scarico laterale, che le dona aggressività senza perdere la classe.
Gli interni nel caratteristico colore aragosta a losanghe, sono comodissimi per quattro persone. Ben organizzato ed armonioso il tunnel centrale. Il volante in bachelite nera a sei fori, non è a mio avviso intonato al resto dell’abitacolo. Forse un tre razze Nardi sarebbe stato meglio. Il quadro strumenti ben raggruppa tutte le info necessarie al pilota, in maniera chiara e di facile lettura.
Fermava l’ago della bilancia a 1600 kg… non di certo un peso piuma.
Costava circa 13 milioni di lire, tantissimo se si considera che la Fiat era nell’immaginario collettivo una casa dedita a produzione di ottime ed indistruttibili utilitarie. Mai fare di tutta l’erba un fascio come recita un vecchio proverbio.
La 130 coupé è un’ottima auto.

La crisi petrolifera che nacque nei primi anni 70 non aiutò e forse seppellì a titolo definitivo il possibile successo della vettura.
Oggi ancora si trova, attenzione però allo stato della carrozzeria, se aggredita dalla corrosione una macchina così grossa e imponente può costarvi una fortuna. A me piace molto. È anche un tuffo all’indietro nel tempo.
Negli anni dei governi balnerari, in quel periodo in cui ancora si giocava per strada e le persone per vederle dovevi andarle a chiamare a casa.
Le cabine telefoniche erano ancora sparse nelle città e se volevi sapere qualcosa dovevi leggere sulle enciclopedie o chiedere a chi era più grande di te. Un mondo sparito che sembra distare 1000 anni, in realtà forse abbiamo solo accellerato troppo in fretta.
Antonio Gelmini

Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storicoinviare una mail a: meccanicagelmini@gmail.com
Meccanica Gelmini Italia

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