Tempo di vendemmia evoca ricordi d’infanzia. Quando la mia famiglia si trasferì, quando avevo 7 anni, nella nuova casa, a me parve enormemente spaziosa: aveva infatti un grande cortile, il garage e dopo questo, un altro cortile altrettanto ampio. Rispetto alla casetta dov’ero nata, mi lasciò a bocca aperta dallo stupore. Era una casa un po’ malandata, ma ai miei occhi di bambina colpirono gli spazi aperti, dove poter gironzolare in bicicletta. Piante rigogliose la abbellivano, la più intrigante una vite rampicante, che ombreggiava la porta d’entrata della cucina. Piccoli ma succosi grappoli d’uva bianca spandevano a inizio autunno un intenso dolce aroma. La raccoglievo con la mamma e la mangiavamo spesso a colazione con pane croccante. Un altro ricordo legato all’uva, ma che veniva eseguito durante tutto l’anno era la travasatura del vino, acquistato in damigiane. Il compito spettava sempre alla mamma: la osservavo in cantina: con fatica travasava il vino dalla damigiana e riempiva i fiaschi. Sulla nostra tavola, imbandita dell’essenziale, a ogni pasto il fiasco di vino rosso dava un tocco di colore e di allegria, ma solo ai “grandi” era concesso berne, e con parsimonia. Spesso la nonna ne metteva un goccio nella minestra, provocando il disgusto di tutti noi familiari. Dopo cena il papà usciva per l’immancabile appuntamento con gli amici alla storica osteria “Due Chiavi”, ritrovo per molti uomini del paese. Mi raccontava che il vociare si infervorava tra accese partite a briscola e alla morra, annaffiate da qualche buon bicchiere di vino. Ricordi di quotidianità di gente semplice, con poche occasioni e possibilità di svago, che col vino festeggiava eventi felici o annegava dispiaceri. Il lato peggiore di questa abitudine era quando gli uomini che avevano bevuto troppo tornavano a casa e purtroppo picchiavano moglie e figli. Ricordo una mia zia, il cui marito beveva spesso un po’ troppo, che classificava “le balle”( le sbronze) allegre o cattive: con le prime tornava con la voglia di ridere e scherzare, ma con le seconde purtroppo la situazione degenerava e tutta la famiglia soccombeva. Ora ragazzi e ragazze, pur avendo moltissimi altri modi per divertirsi e scaricare lo stress, cominciano troppo presto a bere alcol, a ubriacarsi in maniera esagerata, e non solo col vino, anzi più spesso con superalcolici, mettendo a rischio la vita e “bevendosi” il cervello, soprattutto se abbinati anche a droghe.
Ornella Olfi