Gli archeologi svilupparono le cronologie della tarda età del bronzo delle culture del Mediterraneo orientale analizzando l’origine dei manufatti (per esempio, oggetti provenienti da Creta, Grecia continentale, Cipro o Cananea) trovati in ogni strato archeologico. Se l’origine del manufatto può essere accuratamente datata, allora si può dare una data di riferimento per lo strato in cui esso si trova. Se l’eruzione di Thera potesse essere associata con un dato strato di cultura cretese (o altra), i cronologisti potrebbero usare la data di quello strato per datare l’eruzione stessa. Poiché la cultura di Thera al tempo della distruzione era simile a quella del tardo minoico IA (TMIA) su Creta, il TMIA è la linea di base per stabilire la cronologia altrove. L’eruzione si allinea anche con le culture del Tardo cicladico I (TCI) e il Tardo elladico I (TEI), ma precede il TEI peloponnesiaco. Scavi archeologici ad Akrotiri hanno portato alla luce anche frammenti di nove vasi di gesso siro-palestinesi del medio bronze II (MBII).
Un tempo, si credeva che i dati forniti dalle carote di ghiaccio della Groenlandia potessero essere utili per accertare la data esatta dell’eruzione. Una grande eruzione, identificata nelle carote di ghiaccio e datata al 1644 a.C. (+/- 20 anni), venne sospettata essere quella di Santorini. Tuttavia, la cenere vulcanica rintracciata da una carota di ghiaccio dimostrava che ciò non era riferibile a Santorini, arrivando alla conclusione che l’eruzione poteva essere accaduta in altra data. La tarda eruzione dell’Olocene del Monte Aniakchak, un vulcano in Alaska, viene proposta come la più probabile fonte dei minuti frammenti di vetro vulcanico nella carota di ghiaccio della Groenlandia.
Un altro metodo usato per stabilire la data dell’eruzione è la datazione degli anelli degli alberi. Questo tipo di datazione ha mostrato che un grande evento che interferì con la normale crescita degli alberi nel Nord America accadde nel 1629-1628 a.C. La prova di un evento climatico intorno al 1628 a.C. è stato trovato negli studi sulla depressione della crescita delle querce europee in Irlanda e in Svezia. Nel 2006 due documenti di ricerca furono pubblicati affermando che la nuova analisi con il radiocarbonio datava l’eruzione tra il 1627 a.C. e il 1600 a.C. Campioni di legno, ossa e semi collezionati da varie località dell’Egeo, incluso Santorini, Creta, Rodi e Turchia, furono analizzati in tre laboratori separati a Oxford, Vienna (Austria), e Heidelberg (Germania) in modo da minimizzare i mutamenti di un errore di datazione al radiocarbonio. I risultati dell’analisi indicarono un’estesa datazione per l’evento di Thera tra il 1660 a.C. e il 1613 a.C. Anche quell’anno la data indicata dal radiocarbonio dell’eruzione di Thera venne limitata nel lasso di tempo che va dal 1627 al 1600 a.C., con il 95% di probabilità di esattezza, dopo i ricercatori analizzarono il materiale proveniente dagli alberi di ulivi che furono trovati sepolti sotto la lava del vulcano. Poiché gli alberi crescevano sull’isola, i risultati possono essere stati affetti da degasamento vulcanico, il quale avrebbe alterata la precisione degli studi radiometrici.
Sebbene il radiocarbonio indichi una datazione dell’eruzione nel 1600 a.C., gli archeologi credono che la data sia contraddetta dai ritrovamenti negli scavi effettuati in Egitto e a Thera. Per esempio, alcuni archeologi hanno trovato sepolta ceramica egiziana e cipriota su Thera che è datata a un periodo più tardo rispetto alle date radiometriche per l’eruzione. Poiché la cronologia storica egiziana è stata stabilita da numerosi studi archeologici, la data esatta dell’eruzione resta controversa. Se la datazione con il radiocarbonio è precisa, si dovrebbero avere significativi riallineamenti cronologici di molte culture del Mediterraneo orientale. Recentemente, Felix Höflmayer, ha dimostrato come il divario tra la datazione “radiocarbonica” e quella “archeologica” si possa ridurre a non più di 50 anni calendariali, e una datazione dell’eruzione a c.ca 1570 a.C. è stata proposta da diversi studiosi, a partire da Tiziano Fantuzzi.
Effetti climatici
L’idrologo Philip LaMoreaux affermò nel 1995 che l’eruzione causò significativi mutamenti climatici nella regione del Mediterraneo orientale, Mar Egeo e buona parte dell’emisfero settentrionale,ma questo fu energicamente rigettato dal vulcanologo David Pyle un anno più tardi.
Riguardo al lasso di tempo della data dell’eruzione indicata dal radiocarbonio, c’è l’attestazione di un evento climatico significativo nell’emisfero settentrionale, che include gli scarsi raccolti in Cina, come pure l’evidenza fornita dagli anelli degli alberi, citata sopra: pini bristlecone della California; querce delle paludi dell’Irlanda, Inghilterra e Germania; e altri alberi della Svezia. Gli anelli degli alberi datano precisamente l’evento a 1628 a.C.
Impatto storico Civiltà minoica
Scavi ad Akrotiri su Thera
Il solo oggetto trovato negli scavi di Akrotiri, una piccola scultura di una capra ibex che stava nascosta sotto un pavimento; deve essere accaduta una totale evacuazione della popolazione (prima o) durante l’avanzamento della catastrofe, poiché pochi manufatti e nessun cadavere rimasero sepolti nella cenere L’eruzione devastò il vicino insediamento minoico ad Akrotiri su Santorini, il quale fu sepolto sotto uno strato di pomice.[38] Si è creduto che l’eruzione colpisse duramente anche la popolazione minoica di Creta, sebbene l’estensione dell’impatto sia dibattuta. Le prime teorie proposero che una caduta delle ceneri di Thera su metà della parte orientale di Creta soffocasse la vita delle piante, causando fame nella popolazione locale. Tuttavia, dopo più esami sul campo, questa teoria ha perso credibilità, poiché si è determinato che non più di 5 mm di cenere caddero su tutto il territorio di Creta. Altre teorie sono state proposte basate sull’evidenza archeologica trovata a Creta indicante che uno tsunami, probabilmente associato all’eruzione, colpì le aree costiere di Creta e può avere duramente devastato gli insediamenti minoici costieri.
Una più recente teoria ipotizza che molto del danno provocato ai siti minoici sia dovuto a un grande terremoto che precedette l’eruzione di Thera.Resti significativi minoici sono stati trovati oltre lo strato di cenere a Thera del periodo del Tardo Minoico I, implicando che l’eruzione di Thera non avesse causato l’immediato crollo della civiltà dei minoici. Considerato che questi costituivano una potenza marinara e dipendevano dalle navi della loro marina mercantile per la sussistenza, l’eruzione di Thera probabilmente causò una significativa privazione economica ai minoici e la probabile perdita del loro impero millenario.
Se questi effetti furono sufficienti a innescare la caduta della civiltà minoica è una questione ancora dibattuta. La conquista micenea del regno dei minoici accadde nel periodo del Tardo Minoico II (TMII), non molti anni dopo l’eruzione, e molti archeologi congetturano che l’eruzione inducesse una crisi nella civiltà minoica, che permise così ai micenei una facile conquista.
Documenti cinesi
Alcuni scienziati correlano un inverno vulcanico dovuto all’eruzione minoica con i documenti cinesi registranti il collasso della Dinastia Xia in Cina. Secondo gli Annali di bambù, il collasso della dinastia e il sorgere della dinastia Shang, datato approssimativamente al 1618 a.C., fu accompagnato da “’nebbia gialla, un fioco sole, dunque tre soli, ghiaccio a luglio, carestia e l’inaridimento di tutti e cinque i cereali”.
Impatto sulla storia egiziana
Non ci sono documenti egiziani sopravvissuti riguardo all’eruzione, e l’assenza di tali documenti è talvolta attribuita al generale disordine che regnava in Egitto intorno al secondo periodo intermedio. Tuttavia, ci sono connessioni tra l’eruzione di Thera e le calamità delle Ammonizioni di Ipuwer, un testo del Basso Egitto durante il Medio Regno o il secondo periodo intermedio.
Violenti temporali devastarono l’Egitto, descritti nella cosiddetta Stele della Tempesta di Ahmose I, sono stati attribuiti ai mutamenti climatici a breve termine causati dall’eruzione di Thera.Mentre si è argomentato che il danno provocato da questa tempesta possa essere stato causato da un terremoto successivo all’eruzione di Thera, si è anche suggerito che esso fosse avvenuto durante una guerra contro gli Hyksos e il riferimento alla tempesta è meramente una metafora per il caos, sul quale il faraone era impegnato a ristabilire l’ordine. C’è un’opinione prevalente riguardo al fatto che l’Egitto, essendo troppo lontano da importanti aree di attività sismica, non sarebbe stato colpito significativamente dal terremoto nell’Egeo. Inoltre, altri documenti, quali lo Speos Artemidos di Hatshepsut, rappresentano tempeste simili, ma sono chiaramente un’espressione figurativa e non letterale. La ricerca indica che questa stele particolare è proprio un altro riferimento alla vittoria del faraone sulle forze del caos e dell’oscurità.
Tradizioni greche
L’eruzione di Thera e la sua ricaduta vulcanica possono ben avere ispirato i miti della titanomachia nella Teogonia di Esiodo. I precedenti della titanomachia possono derivare dal ciclo di Kumarbi, un poema epico hurrita dell’età del bronzo proveniente dalla regione del lago di Van. [senza fonte] Tuttavia, la titanomachia stessa potrebbe avere preso elementi dalla memoria folclorica dell’Anatolia occidentale poiché la storia si espanse verso occidente. I versi di Esiodo sono stati confrontati con l’attività vulcanica, citando il colpo di fulmine di Zeus come fulmine vulcanico, la terra bollente e il mare come una frattura della camera magmatica, il calore e la fiamma immensa come prova di esplosioni freatiche, oltre a molte altre descrizioni.