Oggi è il mio compleanno e sono contenta. Sono viva, e non è poco. Ho un lavoro, e non è poco neanche questo.
E per di più mi piace, lo faccio con passione.
Ho relazioni significative, rapporti di amicizia profondi, una famiglia, amo e sono amata. Con l’apertura del blog mi si è aperto anche un nuovo mondo di relazioni, e alcune sono diventate presenze importanti nella mia vita, persone a cui voglio bene, che sono nei miei pensieri e nel mio cuore, anche se non so che faccia abbiano.
Ho una macchina fotografica che mi rende felice ogni volta che mi faccio prendere da lei e dal suo obiettivo, ogni volta che inquadro un’immagine di vita.
Poi ho le mie preoccupazioni, le ansie, qualche notte insonne; ho le paturnie, i momenti difficili, faticosi, di sconforto e di timori. Le mie caviglie e la mia schiena guardano con orrore le bellissime scarpe tacco dodici, oramai importabili. Ombretti e mascara stanno nel cassetto perché l’occhio sinistro è suscettibile, e si irrita per nulla. L’eterna lotta con la bilancia è sempre più faticosa, perché gli sgarri si compiono in un attimo e vanno via dopo settimane di rigore. Le ginocchia non sono più quelle di una volta, e nemmeno le anche e le spalle. Convivo con i normali acciacchi che ognuno dei cinquantatré anni passati ha portato con sé. Ma questi cinquantatré anni hanno portato anche esperienze, vita ricca e significativa. Per citare le memorie di Neruda: “confesso che ho vissuto”. E vivo. Mi considero fortunata. E fin qui sono arrivata.
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