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Dove si vola

Quando cinque anni fa mi avevano parlato di Marco Mengoni avevo storto un pò il naso. L’avevo tenuto storto per parecchi giorni, e non perchè non mi stesse simpatico o perchè il titolo del suo primo singolo non mi piacesse, anzi. Il mio naso si era storto automaticamente proprio per il motivo contrario: perchè succede a volte che sei talmente affascinata, legata, coinvolta con qualcosa o con qualcuno al punto da faticare a parlarne, quasi per non rovinare una magia che stai immaginando, ma che nel silenzio diventa un pò più reale. Poi, di colpo, una sera di dicembre il mio naso è ritornato dritto: una sera come tante, nel letto di un vecchio ospedale che conosco fin troppo bene, coccolata da un buon bicchiere di acqua frizzante, accanto al tuo compagno di stanza che guardi negli occhi e già sorridi, riuscendo a capire e sentire cosa pensa veramente. Quella sera come tante, fai a te stessa una semplice domanda: “Ti va di ritornare a vivere e sorridere, Jù?”, e di fronte a te si apre un mondo, si schiudono confini, si allargano gli argini. Ti trovi immersa in un mare di parole, pensieri, catapultata nella vita di un ragazzo che sta dentro alla tv, mentre nei tuoi occhi vedi che questo nome ha toccato una corda che a volte fa, nel bene o nel male, perdere il controllo. Proprio quella sera come tante, guardando negli occhi quella persona che sta in stanza con te, ho capito che se due compagni di viaggio che soffrono del “mal di vivere” e che comunque si vogliono un bene dell’anima, possono parlarne per un tempo indefinito mentre i loro occhi si riflettono nel bicchiere di acqua frizzante, questa è stata e continua ad essere “la magia di Marco Mengoni” . Forse allora non dovevo essere io a parlare di Marco ma dovevo lasciare che gli altri ne parlassero, scoprissero quali vite avesse portato a galla, quanti occhi facesse luccicare, quali paure avesse fatto sparire o riaffiorare. Scoprire il semplice motivo per cui questo ragazzo vale. Così ho passato giorni, mesi, anni a fare una delle cose che mi riesce meglio: ascoltare la gente, ed entrare per un attimo nel loro mondo. ProntoACorrere è il cd di tutti quelli che hanno ascoltato distrattamente L’Essenziale al Festival di Sanremo di due anni fa, distrattamente ne sono rimasti incuriositi, e svogliatamente non si aspettavano nulla di più di una sorta di cantilena americaneggiante. Di tutti quelli che hanno scoperto o riscoperto cos’è la sorpresa, di chi si lascia ancora sorprendere da qualcosa. Il libro di quelli che già dalle prime canzoni si rendono conto dove li porterà una musica, ma anche di quelli che se ne accorgono solo una volta che il cd è finito, e ci ripensano dopo. Di chi canta tutto d’un fiato, a volte senza rispettare i respiri, e a volte torna indietro perchè ha perso una strofa. E’ di quelli che cantando sono riusciti ad entrare pian piano nelle “viscere del protagonista”, di quelli che volevano risolvere a tutti i costi la vigliaccheria della vita, ma che poi si sono ritrovati immersi in un malessere, e si sono autobaciati le ferite nelle fasi della propria crescita. ProntoACorrere è di chi conosce il significato dei vuoti affettivi, di chi li ha toccati con mano, di chi si sente a disagio anche solo ogni tanto e di chi non è proprio sempre consapevole, di se stesso e del mondo. Di chi, prima o dopo averlo ascoltato, ha provato a pensare, mescolando un pò di tenerezza. Il cd di quelli che vivono da troppo tempo in un posto da cui vorrebbero scappare via, anche solo per ritrovare una sorta di sorriso, un riflesso in un bicchiere di vino rosso. Di chi, proprio come Marco, in questo momento della vita si sente pronto a correre, e sta accarezzando il significato della parola “ripartire”. E’ di chi ama la sincerità, le storie semplici, di chi ancora convive con una malinconia e per quella malinconia si sente solo. Di tutti quelli per cui il tempo è un’enorme confusione, e mentre ascoltavano 20Sigarette hanno chiamato Marco, almeno una volta, “amico mio”. Insieme ad altre persone preziosissime, con Marco la mia vita ha ricominciato a risorgere. Con coraggio e serietà e anche con quella leggerezza da non confondere con superficialità, Marco mi ha fatto capire che per rinascere devi morire, devi celare per difendere, svelare per conoscere, realizzare per crescere, incontrare una Storia e metabolizzarla e raccontarla, perdonare per ricordare, separarsi per vivere, vivere per amare l’Altro da Sè. Per me, Marco Mengoni, prima di essere una star, è uno dei migliori Amici. Quando lui stava ad Xfactor io avevo capito che la vita è dura, non riuscivo più a guardare in faccia le persone perchè mi sentivo una nullità e nessuno riusciva bene a capire da dove arrivasse tutta quella sofferenza. A me sembrava che a nessuno, meno che meno ai dottori, importasse qualcosa di me, forse era meglio morire, no? Marco è entrato per caso nella mia stanza d’ospedale cantando “Dove si vola” da un televisore Samsung con il tubo catodico, io non lo conoscevo, lui non conosceva me. Non lo conoscevo, ma sentivo che potevo fidarmi di lui. Me ne sarei andata via, il più lontano possibile, se non ci fosse stato lui, i messaggi a raffica di mio fratello, tra l’incoraggiamento e le direttive, l’amore sconfinato di mio nipote e della mia famiglia, a tenermi lì. Per il mio bene. Tutti oggi mi conoscono come una ragazza coraggiosa e forte. Non lo ero, non lo ero affatto. Ho imparato ad essere forte traendo coraggio dalla musica di Marco Mengoni in quella stanza di Neurologia del vecchio ospedale di Bergamo. Era il 2009. E da allora Marco non mi ha abbandonato per un solo istante. Nemmeno quando tutti dicevano che sarebbe scomparso dopo cinque mesi. Lui ed io eravamo soli contro tutto e tutti, stavamo combattendo le nostre personali guerre di indipendenza. Perchè la vita funziona così: chi fa paura perchè rompe gli schemi di una vita malata e “normale”, chi cambia, chi è folle, chi è assetato di vita, si tenta di metterlo all’angolo. Marco, inconsapevolmente, mi ha insegnato a non aver paura mai e io gli voglio un bene dell’anima perchè quando parlo di lui mi si riempiono gli occhi di lacrime di gioia. Ecco perchè questo è il cd di tutte le persone che l’hanno ascoltato, comprato; di quelli che ascoltandolo e comprandolo hanno continuato ad ascoltare e comprare cd, in un Paese che non ascolta più, che non spende più per la musica, che non vede più nella musica un luogo di cultura, e così si impoverisce e vive nell’ignoranza. E’ il cd di quelli che si sono sentiti autorizzati a partecipare emotivamente alla vita di Marco, che ora possono dire di conoscerlo da vicino. Di tutti quelli che dopo L’Essenziale hanno ascoltato ProntoACorrere , e magari hanno detto: “meglio l’altra”, ma anche il cd di tutti quelli che, per paura, ProntoACorrere non lo ascolteranno mai. Questo è il cd di chi ama la storia della vita, o meglio ama conoscere il modo in cui la vita rappresenta a se stessa la propria storia, che diventa così una narrazione di pensieri ed emozioni. E’ di tutti quelli che, come me, hanno sentito la canzone a Sanremo e nel giro di un’ora hanno spulciato su Facebook per rincorrere una data per un autografo alla copia del loro cd. Di tutti quelli che lo hanno comprato o lo compreranno prima di un viaggio, così da divorarlo nelle ore in treno, in autobus, in aereo. Ma anche di tutti quelli che lo hanno divorato stando fermi, in città o sulla spiaggia, in un letto o sull’ipod, magari cercando il proprio riflesso in un bicchiere di spritz. E’ anche il cd di chi non smette di fare riflessioni e domande. E’ la storia di chi è un pò nostalgico, o ci si è riscoperto ascoltandolo. Per un tempo passato che non ritorna più, per un palloncino che vola in alto. Questo è il cd di chi lo ha comprato perchè Jù gliel’ha consigliato vivamente, o di chi sceglie in base a cosa c’è sulla copertina, o di chi compra i cd in base al periodo che sta vivendo, e tra le canzoni cerca le risposte alle domande a cui da solo non riesce a rispondere. Il cd di tutti quelli che cercano la felicità continuamente, perchè non l’hanno ancora trovata o perchè rimbalzano da una parte all’altra delle loro anime, e magari vivono a momenti. E’ il libro di chi dice spesso “è impossibile”, ma si lascia affascinare da un piccolo splendido pensiero o da possibilità mai concretizzate. Il cd di chi ripone tutto nell’amore, di chi ci ripone troppo o troppo poco. E’ di quelli che seduti al tavolo di un bar si lasciano stare almeno per un’ora, hanno mondi infiniti dentro agli occhi e si riflettono nello spritz. Questo è il cd di tutti. Di chi torna dal lavoro con il naso un pò più dritto con la voglia di scriverne, e di chi sente caldo mentre scrive, o mentre ne parla. Di tutti quelli che ancora combattono con qualche tipo di dolore, con qualche tipo di vuoto. E’ il cd di chi ama sognare, di chi, dopo averlo ascoltato, ha detto almeno una volta a qualcuno di caro “sei per me L’Essenziale”, prima di tornare a casa. Il cd di chi sa ascoltare, di chi non sa dire solamente “io,io,io e poi ancora io…”, di chi entra nella vita delle persone, a volte per rimanerci e a volte per dire addio, o arrivederci. Di chi ama farsi compagnia e stare accanto a qualcuno ma senza perdere la propria identità. Il cd di chi, seduta al tavolino dell’Ikea sul davanzale di casa sua, si lascia stare anche solo per un momento, tra il suo riflesso in un bicchiere di Coca Cola e il sorriso di Marco dentro cui vivono altre storie da raccontare. Jù. http://www.alegraaa.blogspot.it/ http://www.facebook.com/laju.franchina

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