Quando ero ragazza, pochi erano i divertimenti che ci erano permessi, durante l’anno. La domenica pomeriggio noi femmine andavamo all’oratorio dalle Suore Canossiane, i maschi all’oratorio maschile. La Fiera di san Pancrazio era perciò un appuntamento molto atteso, molto sospirato. Purtroppo la maggioranza di noi aveva pochi soldi in tasca, sempre troppo pochi. Mettevamo allora insieme , tra amiche, i pochi spiccioli e calcolavamo quanti giri di giostra riuscivamo a fare. Le più tranquille preferivano i dischi volanti, quelle più spericolate anche il cancinculo. Le autoscontro erano spesso un pretesto per fare conoscenze: o ci si scontrava di proposito tra auto di ragazze e ragazzi, oppure i ragazzi meno timidi invitavano le ragazze a salire per fare un giro insieme. Si vedevano bulletti seduti sullo schienale fare gimcane con scontri violenti, o giovanotti guidare prudenti per fare buona impressione. I più spavaldi invitavano le ragazze nel castello degli orrori approfittando per stringerle quando urlavano spaventate. Ci si divertiva proprio tanto, anche se il divertimento durava poco e le tentazioni non soddisfatte alla fiera tante. Diventando poi genitori, abbiamo vissuto anni in cui accompagnavamo i nostri figli sulle giostre per i più piccoli, sedendoci anche vicino a loro e aiutandoli a prendere la coda, consolando i loro pianti alla fine dei giri, sempre troppo brevi e ritornando bambini anche noi. Ora ci accontentiamo di salire su attrazioni tranquille: su autoscontro e calcinculo si rischia di scendere acciaccati… meglio solo guardare! Si respira comunque aria di festa, alla fiera, ascoltando la musica coinvolgente diffusa ad alto volume, rivivendo con un po’ di nostalgia quegli anni lontani, contenti tuttavia di aver goduto appieno quei pochi divertimenti. Ora i ragazzi hanno la possibilità di divertirsi ogni fine settimana, senza aspettare la fiera, ma non so se sono sempre felici!
Ornella Olfi