Il 1990 fu un anno indimenticabile per l’Italia intera, i mondiali di calcio erano a casa nostra e si sa quanto noi italiani siamo pallonari nati.
Chi non ricorda il testo a metà fra il drammatico e lo scherzoso di Rita Pavone “la partita di pallone“? Il grande Madiba, veniva liberato l’undici Febbraio dopo ventotto anni di ingiusta detenzione, mentre in Europa la caduta del muro, fresca di qualche mese poneva Berlino come baricentro assoluto del pianeta.
Quanto a noi italiani, decidemmo di stupire tutti, ma non solo con i Mondiali, automobilisticamente parlando dalle parti di Sant’Agata bolognese avevano pronta una di quelle cartucce da sparare che nessun amante delle supercar avrebbe mai dimenticato ne mai dimenticherà. ù
Dodici cilindri a V di 60, due alberi a camme in testa per bancata, 5.7 litri di cilindrata per 492 CV di potenza a 6800 giri al minuto.
La Lambo più iconica degli ultimi 30 anni era pronta a farsi sentire per le strade di tutto il mondo. La prima serie della Diablo costava 340 milioni di lire, praticamente quanto una bella casa al lago, considerati i tempi.
Si staccava nettamente dalla precedente Countach, anzitutto per l’adozione dell’iniezione LIE elettronica in virtù dei carburatori.
Il telaio era ancora tubolare ma a sezione tonda e non più quadrata come sulla Countach, anche la sicurezza fece un notevolissimo passo in avanti grazie all’adozione di un roll bar integrato che fungeva da survivor cell.
Manteneva un certo family feeling con la progenitrice a livello stilistico, pur risultando però estremamente innovativa e calzando a pennello per il decennio che stava per essere vissuto. Portiere che si aprivano verso il cielo, fari a scomparsa e quattro scarichi, grossi come il cannone di un carro armato dominavano la scena guardandola da dietro.
Rombo pazzesco, da far impallidire, cofano posteriore, sotto il quale si celava il meraviglioso V12 dotati di griglie che lo rendevano magnifico alla vista.
I cerchi in lega scomponibili con canale rovesciato sono a mio avviso uno dei particolari più belli dell’ auto, un’ opera d’arte. Il motore era posizionato dietro le spalle del guidatore, dotata di cambio manuale e trazione come dicevo rigorosamente posteriore. Tutte le carte in regola per essere una bella e dannata le aveva.
L’abitacolo era dominato da strumenti circolari e pelle totale, bellissimo.
Anche il grande Kaiser (Michael Schumacher) ne testò una e ne rimase stupefatto.
Fu prodotta sino al 2001 in nove diverse versioni, tutte molto simili stilisticamente.
Diversi furono però gli aggiornamenti di natura tecnica inseriti nel corso degli anni, ad esempio l’acronimo viscous traction sta ad identificare l’adozione a partire dal 1991 della trazione integrale sulle quattro ruote.
Su diversi testi in mio possesso si possono notare fotografie delle maestranze Lmaborghini che ne assemblano il motore interamente a mano.
Ne produssero 2903 esemplari in totale, incluse le rare e stupende cabrio.
Rimpiazzata dalla Murcielago nel 2001, rimane una delle Lambo più famose dell’era moderna. La mia preferita? La SE 30 di colore viola, uguale a quella usata dai Jamiroquai nel video di “ Cosmic Girl “.
Così giusto per passare inosservato…….
Antonio Gelmini
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