Il 3° appuntamento di ScopriAmo Montichiari, molto partecipato, organizzato da Pro Loco Montichiari con il patrocinio del Comune, ha fatto un salto nel XIV secolo. Il 12 maggio 1512 (ricorrenza del patrono monteclarense), fu posata la prima pietra della Chiesa di San Rocco, Santo molto popolare un po’ in tutta Italia tra gli umili e i poveri, perché considerato protettore contro epidemie, pestilenze, taumaturgo.
Dopo la peste bubbonica che colpì Montichiari e tutta la Lombardia, fu costruita questa chiesa alle “4 Vie”, (chiamata anche porta inferi, perché vi passavano i cortei funebri) snodo centrale in paese a cui conferivano molte strade di paesi limitrofi, dove il passaggio di tanta gente favoriva l’espandersi di epidemie. Pestilenze ricorrenti purtroppo se ne susseguirono molte e nei secoli scorsi la credenza popolare le ritenevano una punizione biblica, conseguenze di gravi peccati: già nel 1477 ci fu un’epidemia di cavallette, nel 1511/12 ci furono la peste bubbonica e quella polmonare (quasi tutti morivano entro 4 giorni dal comparire dei sintomi); nel 1576 un’altra ondata; nel 1630 arrivò la peste manzoniana…si evince quindi che furono anni tragici che colpivano popolazioni molto debilitate da alimentazione scarsa e carente di sostanze nutritive importanti.
Nel 1500 infatti il sostentamento della gente povera derivava dalla coltivazione di cereali, ortaggi, animali da cortile, tutti conviventi insieme in una misera stanza con poca aria e luce e scarsa igiene. Non c’erano posate, si mangiavano zuppe cotte nei paioli di rame senza sale, solo erbe aromatiche per insaporire; latte, lardo, uova pane scuro e polenta; solo in seguito si sviluppò l’artigianato.
La piccola chiesa di San Rocco era poco usata per le S. Messe, poi diventò sede della Vicinia, una sorta di consiglio comunale presieduto dai capi famiglia, con compiti amministrativi e politici. Allora Montichiari contava 4500 abitanti e il comune era proprietario di tutte le attività e delle campagne.
Dal 1634 per 1 secolo e ½ la chiesetta fu gestita da una confraternita di 120 frati. Napoleone però confiscò poi tutto usandola come magazzino militare e successivamente fu abbandonata.
Nel 1823 il comune rientrò in possesso della chiesa e la trasformò in un ospedale, pagando all’Impero Austro Ungarico 50.000 £ austriache (una casa allora costava in media 1.000 £), con un lascito di un certo Chiarini.
L’architetto locale Francesco Bicelli ristrutturò la chiesetta senza demolirla, conservandola e adattandola nell’ospedale, inaugurato solo nel 1838, perché nel frattempo Bicelli morì cadendo proprio da un ponteggio.
L’ospedale accettava sia poveri che ricchi, forestieri solo a pagamento. Si distinse nella 2° Guerra d’Indipendenza a Solferino, accogliendo migliaia di feriti; nella 1° e 2° Guerra Mondiale, allo scoppio della polveriera nel 1929 e nel 1940.
Rimase attivo, nosocomio di riferimento anche per paesi limitrofi, fino al 1987, quando anche grazie al Senatore monteclarense Pedini, venne poi inaugurato il nuovo Ospedale. Dal 2007 ospita la Biblioteca Comunale e la Pinacoteca Pasinetti. All’angolo di fronte all’entrata, nel 1992 Alessandra Belletti donò una mattonella raffigurante San Rocco, dove ogni anno il 16 agosto il papà Vigilio Belletti celebrava la ricorrenza del Santo, con aneddoti, canti a cura del Café dei Piöcc e qualche preghiera a cura della parrocchia.
A Montichiari ci sono altre Santelle dedicate a S. Rocco, testimonianza di quanto siamo legati al santo, in questi ultimi anni di pandemia ancor più invocato. Accogliente il giardino della Biblioteca, delicato e suggestivo il sottofondo musicale del chitarrista, maestro Fabrizio Treccani; ricerche a cura del dott. Fraccaro, ex Sindaco e dirigente scolastico, tratte da pubblicazioni di storici locali (Foffa, Mons. Chiarini, geom. Superfluo, Federico Migliorati).
C’è sempre da imparare dal passato, considerato che molti eventi tragici, come le epidemie, conflitti politici e religiosi, carestie, ecc… purtroppo si ripetono.
Ornella Olfi