Mi chiamo Luca e sono un alcolista.
A volte è ancora difficile da dire, ma è una realtà che piano piano sto imparando ad accettare. Ho cominciato a bere intorno ai 13 anni e l’alcol mi ha accompagnato fino a poco meno di un mese fa, alla soglia dei 29.
Penso che “accompagnato” sia la parola giusta: era il miglior supporto in ogni situazione, nei momenti felici ed in quelli tristi.
Quando ero con gli amici e mi stavo divertendo, mi faceva divertire di più. Quando volevo avvicinare una ragazza, mi dava coraggio e scacciava insicurezza e timidezza.
Quando poi ci ero insieme, mi aiutava ad essere affascinante e brillante, e anche il sesso sembrava migliore e più facile con qualche bicchiere in circolo. Quando ero triste, era la miglior compagnia: sembrava non chiedere nulla ma solo confortarmi. Quando ho perso i miei genitori, era lì per me, mentre dopo i primi periodi tanta gente si allontanava.
Mai avrei pensato che un amico così caro mi si rivoltasse contro, mi ero preso in giro per tanto tempo: piano piano, un bicchiere alla volta, mi riempiva di illusioni, mentre più in profondità stava prendendo il controllo della mia vita. Non intendo dire che sia così per tutti, ed ancora un po’ invidio chi riesce a bere e a fermarsi, ma ad un certo punto non è stato più così per me. Non potevo più fermarmi ad un solo calice durante l’aperitivo, o ad una sola birra con la pizza.
Una volta cominciato, qualcosa dentro di me mi spingeva a continuare a bere. Se gli amici me lo facevano notare, la volta successiva approfittavo della scusa di andare in bagno per buttare giù shottini al bancone, o cercavo di tenere duro e terminare la serata il più presto possibile per tornare a casa dove sapevo di poter continuare a bere senza che nessuno mi giudicasse. Ho presto cominciato a bere da solo, per ovviare a questi inconvenienti.
Ho cercato di limitare le mie bevute a momenti della giornata precisi, tentando dei periodi di astinenza, tentando di prefissarmi una quantità di bicchieri e poi fermarmi. A volte, per brevi lassi di tempo, ci sono anche riuscito, ma piano piano ritornavo alle quantità e ai ritmi precedenti, spesso anche aumentando.
Il mio caro amico stava prendendo il controllo della mia vita, distruggendone parti sempre più grandi e distruggendo me, fisicamente, emotivamente e spiritualmente. Intanto continuavo a dirmi che non avevo un problema di dipendenza, ma che il problema era nel mondo, nella vita che mi aveva tanto fatto soffrire, finché è cambiato qualcosa.
Ho perso definitivamente il controllo e sono stato sull’orlo della morte, salvato da mio fratello che mi ha consigliato di cercare i gruppi di AA. Così ho fatto, a capo chino, conscio per la prima volta nella mia vita che l’alcol mi aveva sconfitto, vergognandomi, sentendomi una nullità. Ho preso in mano il telefono e ho chiamato: dall’altra parte mi ha risposto una voce amica, che per la prima volta in tanto tempo capiva davvero quello che dicevo e sentivo, perché ci era passata prima di me, e ha cominciato ad avvicinarmi alla fratellanza di AA. Ero restio, pensavo che l’età fosse un problema, che avrei trovato solo gente molto più vecchia di me, che quindi aveva esperienze diverse, vite diverse: sbagliavo. Al di là dell’età anagrafica e delle esperienze di vita, nei gruppi ho trovato l’uguaglianza dovuta alla comprensione totale, e da questa comprensione un affetto e un supporto che non credevo possibili. Ora è quasi un mese che non bevo, e questo lo devo alla speranza che AA e queste persone mi danno ogni giorno: non sono una mandria di musoni che si piange addosso, sono persone che vivono una vita sobria dopo anni di sbronze e che nella vita hanno trovato una gioia e una serenità, nei suoi alti e nei suoi bassi, che nemmeno nei momenti di bevute intense ho provato. Sono la testimonianza vivente che esiste qualcosa di meglio, che ammettere la sconfitta non significa arrendersi alla vita ma darsi una possibilità di viverne una diversa, e dai sorrisi, dalle gran risate che si fanno, dalla leggerezza che vedo nei loro cuori, sembra sicuramente una vita migliore di quella che ho fatto fino ad ora con la compagnia della bottiglia. L’alcolismo non ha età e nemmeno ce l’ha AA, e sarò sempre grato a questa fratellanza per avermi dato la forza di tentare un nuovo percorso di vita, per la speranza che mi trasmette nel guardare questo percorso, per le gioie che piano piano mi fa scoprire e riscoprire. Anche in questo momento di difficoltà generale, con tutti i problemi legati alla pandemia, il messaggio mi è stato trasmesso e continua ad essermi trasmesso: le stanze dove si riuniscono i gruppi sono chiuse, ma l’associazione continua a funzionare, tramite telefono, teleconferenze e videoconferenze, dimostrando ancora che nel momento del bisogno, nonostante le difficoltà, una mano amica c’è. Sono Luca e sono un alcolista che ha trovato un modo per ritornare a vivere la vita, e posso garantire che vale assolutamente la pena fare almeno un tentativo.
Luca